Il dolore è un’isola in mezzo al mare dove sono rimaste incastonate le estati dell’infanzia. Un luogo sospeso in attesa di una tempesta che tarda a scoppiare e dell’arrivo di chi da tempo non vi ha più fatto ritorno.
Sophia, suo padre e sua nonna arrivano nella casa delle vacanze in cui hanno trascorso le estati, situata su una piccola isola del Golfo di Finlandia. Padre e figlia portano con sé il peso di un lutto che li ha allontanati, spingendoli a chiudersi, ciascuno suo modo. A colmare questa distanza c’è la nonna (interpretata da Glenn Close), la cui saggezza ancestrale sembra radicata nella sua connessione con la natura e, quindi, con l’isola stessa. Un legame così forte che il suo respiro e le maree sembrano seguire il medesimo ritmo.
Assenza e sofferenza sono i temi centrali del film di McDowell, raccontati attraverso lo sguardo di tre generazioni che li provano contemporaneamente ma in modi diversi. La solitudine, generata anche dalla posizione geografica dell’isola, è sia il rifugio per una quiete che custodisce i ricordi, sia la gabbia dalla quale non si può uscire né far entrare nessuno.
The Summer Book mostra, attraverso i suoi protagonisti, i diversi modi in cui si può evadere da questa gabbia e affrontare il dolore (e, forse, la vita stessa): tuffarsi di testa, con eleganza, mirando a raggiungere la profondità per poi riemergere più leggeri, o lanciarsi a bomba, generando un enorme impatto e facendo più rumore possibile. Oppure, ancora, guardare dalla riva, distesi su una roccia, accorgendosi che pian piano è possibile lasciar andare, mentre il sole sorge di nuovo sul mare.
Brigitta Mariuzzo