Secondo lungometraggio della regista canadese Tara Thorne, Lakeview si presenta nella categoria All The Lovers del 40° Lovers Film Festival come un soffio d’aria fresca. Con un cast tutto al femminile e un’atmosfera dramedy ben costruita, il film si distingue facendo del suo punto di forza una rappresentazione queer, e in particolare lesbica, che semplicemente esiste e si lascia guardare.
Lo spunto che dà il via alla narrazione si presta perfettamente a una messa in scena di un’analisi introspettiva dei personaggi: sette amiche di lunga data si ritrovano per un weekend celebrativo nella casa sul lago di una di loro. Fin da subito, anche se gradualmente, le donne protagoniste vengono presentate e identificate singolarmente attraverso una rappresentazione specifica e differenziata. Nonostante ciò, in un secondo momento questa individualità sfuma e anche i vissuti del gruppo di donne finiscono per intrecciarsi (e ingarbugliarsi) a formare un’unica rete di esperienze condivise. È proprio questa attenzione all’identità femminile e lesbica che fa di Lakeview un’opera intima e controcorrente nel panorama cinematografico odierno (sì, anche in quello lgbt) in cui spesso la rappresentazione dell’amore lesbico è distorta quando non inesistente. In questo senso Thorne mette in campo la giusta sensibilità nel ritrarre dei caratteri eterogenei e dinamici a testimoniare l’unicità di ogni singolo personaggio e la sua esperienza di donna queer.
Sullo schermo appare un mondo in cui la queerness è la regola e non l’eccezione, una realtà che a dir la verità non viene mai discussa né esperita dalle protagoniste (nei 100 minuti del film non si parla mai di coming out, né di omofobia, né appare un singolo personaggio maschile – formula vincente come insegna Céline Sciamma in Ritratto della giovane in fiamme). Viene così costruito un microcosmo estraneo alla realtà esterna – che per quanto lo spettatore ne sa può anche non esistere – ma profondamente intriso delle dinamiche interpersonali, amicali e amorose, che connettono il gruppo di donne. Si lascia che siano i personaggi a parlare: è infatti la sceneggiatura brillante che dà il ritmo al film e gestisce la coralità delle interpretazioni da cui risulta un ensemble bilanciato e armonico.
La combinazione di commedia e dramma in uno spaziotempo moderno sui generis pone Lakeview su un piano diverso dai soggetti del cinema queer. Come si esprime la stessa regista: «Queer cinema has reached the point where the story doesn’t have to be about coming out, or the love that dare not speak its name, or an historical event in which we fought for our rights. It can be simply about the messiness of life, how complicated and intimate we can be with each other, that love comes in many forms and offers many functions». In questa esplorazione della complessità delle relazioni emerge un inno alla comunicabilità che non lascia spazio alle dinamiche del non detto o del celato, ormai di gran lunga superate nel cinema lgbt.
Giorgia Andrea Bergamasco