SOUNDFRAMES: DAL MUTO AL SONORO

Il cinema muto non è mai stato completamente silenzioso, perché le proiezioni in sala erano accompagnate da musica dal vivo suonata da pianisti o orchestre. Tuttavia, il rapporto tra cinema e musica nei primi trent’anni della storia del cinema era ben diverso da quello attuale, e la potenzialità che oggi è attribuita alla colonna sonora di un film è molto diversa dalla percezione che ne avevano i cineasti e i critici nei primi decenni del ‘900.


Secondo il formalista russo Boris Ejchenbaum (1886-1959), la funzione principale della musica che accompagnava le proiezioni dei film muti era  di mero supporto allo spettatore nella ricerca del silenzio, che lo costringeva a collaborare per attribuire ai personaggi parole e motivazioni.

Nel 1980 Edison creò il Kinetoscope, una cassetta azionata con l’inserimento di qualche monetina, in cui la musica prodotta dal fonografo partiva e si arrestava assieme alle immagini.
Da quel momento iniziarono a proliferare apparecchi per la sincronizzazione, in cui il sonoro era posto su un apparecchio a parte e non in sincronia con le immagini stesse; altre innovazioni significative in ambito sonoro si manifestarono solamente a partire dal 1926, quando la Warner Bros. e la First National iniziarono a usare il sistema Vitaphone, che prevedeva l’incisione del suono su dischi fonografici e portò alla realizzazione del Don Juan di Alan Crosland (1926), film  che segna l’avvento del sonoro tramite musica ed effetti sonori, che però non prevedeva ancora l’introduzione del parlato.
L’anno successivo Crosland realizzò il primo film in cui è possibile udire una battuta: The Jazz Singer, proiettato per la prima il 6 ottobre del 1927.
In concomitanza con le proiezioni, l’etichetta discografica Brunswick pubblicò il 78 giri con la canzone Mother o’ mine, dando origine a un costume ancora oggi diffuso di pubblicare un disco contenente le musiche che compongono la colonna sonora di un film.

Nello stesso anno, grazie al Movietone adottato dalla Fox per fare concorrenza alla Warner, per la prima volta il medium sonoro fu registrato sulla pellicola del film.

Scopo della prima sezione della mostra Soundframes è la ricostruzione del passaggio dal cinema muto ai primi film sonori.
Il primo schermo è dedicato alle grandi partiture del muto,  e contiene alcune scene dei film Metropolis (Fritz Lang, 1927), sonorizzato da Gottfried Huppertz, The Birth of a Nation (David Wark Griffith, 1915), sonorizzato da Joseph Carl Breil e  dallo stesso D.W. Griffith, La corazzata Potëmkin (Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, 1925), sonorizzato da Dmitrij Dmitrievič Šostakovič  e  L’Assassinat du duc de Guise (André Calmettes e Charles Le Bargy, 1908), sonorizzato da Charles Camille Saint-Saëns.

Il secondo schermo richiama il lavoro di recupero e restauro compiuto dalle cineteche a partire dal 1980 e le successive sperimentazioni compositive di alcune sonorizzazioni contemporanee di film muti.
E’ dunque possibile ascoltare la sonorizzazione di Fräulein Else ( Paul Czinner, 1929), a opera dei Marlene Kutz,  quella di Science is Fiction (Jean Painlevé, 1934), del gruppo statunitense Yo La Tengo, quella di Il Fuoco (Giovanni Pastrone, 1915), realizzata dai Giardini di Mirò; e, infine, è possibile immergersi in Minute Bodies: the Intimate World of F. Percy Smith, documentario sulle opere di Smith sonorizzato dal gruppo indie pop britannico Tindersticks.

Il terzo e ultimo schermo della sezione propone un viaggio all’interno di alcuni tra i primi film del cinema sonoro: il già citato The Jazz Singer (Alan Crosland, 1927), sonorizzato da Louis Silvers, Blackmail (Alfred Hitchcock, 1929), sonorizzato da Jimmy Campbell e Regina Connelly,  Resurrectio (Alessandro Blasetti, 1931), sonorizzato da Amedeo Escobar e M – Eine Stadt sucht einen Mörder (M – il mostro di Düsseldorf, Fritz Lang, 1931), sonorizzato da Edvard Grieg, in cui il motivetto fischiato da M diviene indizio fondamentale alla risoluzione del mistero.

 

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