Mario Soldati è stato un autore a tutto tondo, un intellettuale che si è dedicato alla letteratura, al cinema, al piccolo schermo, al giornalismo. È stato l’autore di se stesso, scrivendo e dirigendo la propria vita.
Nato nel 1906, è morto nel 1999: quest’anno ricorre dunque il ventennale della morte e si torna a parlare di lui a Torino, la sua città. Chi era Mario Soldati? Perché torniamo a parlarne? Corriamo il rischio di continuare a sottovalutalo ingiustamente?
Queste domande hanno animato i due giorni a lui dedicati durante il 37° Torino Film Festival: il 25 novembre, nella sala che gli è stata intitolata al Cinema Massimo, si sono susseguiti film e programmi televisivi realizzati nel corso della sua lunga carriera, mentre il 26 novembre si è svolto un convegno organizzato dall’Università di Torino: Mario Soldati. Cinema, letteratura e dintorni, in cui numerosi esperti hanno illustrato le diverse facce del personaggio.
Personaggio è la parola adatta a definire Mario Soldati: durante queste giornate è infatti stato spesso definito come un antesignano dell’auto-fiction oggi così di moda. Soldati amava mostrarsi con tante diverse maschere, che però lo rendevano sempre più unico e riconoscibile. Questo si riflette anche nei suoi lavori letterari, eclettici, originali, audaci e sempre vagamente autobiografici, dato che nel gioco della finzione un frammento di verità veniva sempre fuori. Dai critici suoi contemporanei non è stato compreso, perché non potevano isolarlo in una categoria: Soldati regista si divideva, infatti, tra cultura alta e bassa, tra adattamenti “calligrafici” di opere letterarie e commedie sofisticate, facendosi permeare da molte influenze, ma facendo risaltare sempre la propria personalità. Nella TV trovò uno strumento ideale di espressione, facendo del marchingegno televisivo l’occasione per creare una nuova maschera capace di filtrare e mostrare l’Italia delle differenze sociali, delle passioni, delle tradizioni e dei luoghi.
Per quante cose ci abbia lasciate in eredità, dell’universo di Soldati resta ancora molto da scoprire, come i due giorni a lui dedicati hanno mostrato. La sua peculiarità sta proprio nel suo beffardo sfuggire a ogni tentativo di catalogarlo, e la sua unicità è capace di mostrarci un altro sguardo sul mondo, umano, giocoso, e al tempo stesso profondo: l’attenzione riservata dal Festival servirà, si spera, a stimolare un nuovo lavoro di approfondimento e valorizzazione della sua opera. Forse ritroveremo finalmente il ruolo centrale di Mario Soldati nella storia della cultura italiana.
Il programma delle due giornate:
25 Novembre
1953, La provinciale (film)
1957, Viaggio nella valle del Po (programma TV)
1958, Pranzo di natale (programma TV)
1960, Chi legge? Viaggio lungo il Tirreno: Capriccio Napoletano (programma TV)
1961, Chi legge? Viaggio lungo il Tirreno: Libro e libertà (programma TV)
1975, Un’ora con Mario Soldati (programma TV)
1948, Fuga in Francia (film)
1942, Malombra (film)
26 Novembre
Intervengono al convegno Mario Soldati: cinema, letteratura e dintorni, moderato da Mariapaola Pierini
Emiliano Morreale: “Il regista Mario”. Travestimenti, fughe e autofiction
Bruno Falcetto: Soldati al lavoro. Fra le carte conservate al Centro Apice
Franco Prono: Travet e Policarpo. Il piccolo borghese tra Torino e Roma
Steve Della Casa: Cappe, spade, Soldati e spadaccini
Giuliana Galvagno: In viaggio tra letteratura e inchiesta. Soldati da Chi legge? ad A carte scoperte
Gabriele Rigola: Vagabondaggi italiani. Soldati gastronomo, divulgatore, storico del costume
A seguire la tavola rotonda, moderata da Emiliano Morreale, con il contributo di Sergio Toffetti e Paolo Mereghetti.
Arianna Vietina