“FEATHERS” DI OMAR EL ZOHAIRY

In concorso alla trentanovesima edizione del Torino Film Festival è stata presentata l’opera prima del regista egiziano Omar El Zohairy: una veemente critica all’egemonia maschilista da cui è segnata la società egiziana che, acquistando toni sempre più assurdi, sfocia in una dark comedy dall’umorismo lugubre.

Sin dalle primissime inquadrature si percepisce la presenza ingombrante di un marito autoritario che sovrasta fisicamente una moglie minuta, all’apparenza gracile e che non ha voce in capitolo su alcuna questione familiare. A causa di un goffo trucco di magia, effettuato da un prestigiatore dilettante durante la festa del compleanno di uno dei figli della coppia, l’uomo viene accidentalmente trasformato in un pollo. Il fatto straordinario altera lo status quo della povera famiglia di periferia: emerge lo spirito intraprendete della moglie che, rimasta fino ad allora nell’ombra, dedita alle attività casalinghe, deve assumere il ruolo di capofamiglia e provvedere a sfamare i suoi tre figli (e il nuovo arrivato pollo che affitta, senza permesso, la stanza da letto dei coniugi).

Il crudo realismo, accentuato dalle continue e soffocanti inquadrature di un ambiente povero, fatto di palazzi fatiscenti, fumi industriali e animali al macello, viene inquinato quando un innocente e incontrollato sorriso amaro arriccia le labbra del pubblico in sala. Le gag che condiscono il film, infatti, nascono dai continui, assurdi e ingiustificati fallimenti a cui la donna, nonostante tutto, deve far fronte, condizionata da una comunità biecamente maschilista che emargina la presenza femminile da ogni ruolo attivo, e da una opprimente burocrazia che vanifica ogni suo tentativo di trovare lavoro. Sfociando quindi nel grottesco, l’umorismo nero che aleggia (e imbarazza), tuttavia agisce come vera cartina di tornasole per comprendere quanto di marcio vi sia nella società in cui la protagonista è costretta a vivere. Alla megalomania maschile, rappresentata in prima battuta dal marito (opportunamente punito con un sortilegio che richiama la legge del contrappasso) e successivamente confermata dal comportamento degli uomini che abitano quella comunità, si oppone la dignità di una donna che, non arrendendosi di fronte alle difficoltà e alle umiliazioni, riesce a imporre la propria presenza acquisendo un peso specifico nelle azioni degli uomini che incontra sulla sua strada.

Omar El Zohairy esordisce alla regia di un lungometraggio capace di denunciare coraggiosamente la grave situazione in merito ai diritti civili del Medio Oriente, dove l’emancipazione della donna rimane anacronisticamente un tabù.

Michelangelo Morello

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