Questa mattina al cinema Romano si è tenuto un incontro con il regista Dario Argento nell’ambito di Sottodiciotto Film Festival & Campus. Questo incontro è stato pensato come momento di riflessione sul cinema da parte dei giovani – in particolare gli studenti del DAMS e del Corso di Laurea in Ingegneria del cinema. Hanno introdotto l’ospite Steve della Casa – direttore del Festival – e Giulia Carluccio – presidente dell’Aiace e del DAMS – i quali, a partire da un’analisi di alcune tematiche e di alcuni aspetti del linguaggio dell’opera di Argento, hanno espresso sollecitazioni interessanti alle quali il regista si è prestato a rispondere in modo esauriente.
Argento ha parlato della sua ricerca delle locations, spinto dalla curiosità per gli spazi urbani; in particolare Torino lo ha affascinato fin da piccolo: ricorda i portici, le villette in stile liberty e gli edifici del periodo fascista con il loro marmo squadrato. Avrebbe voluto ambientare nella capitale piemontese già il suo primo film L’uccello dalle piume di cristallo, tale era il fascino che la città esercitava su di lui, ma la produzione preferì Roma per motivi economici in quanto all’epoca Torino non forniva le competenze adatte alla produzione cinematografica.
Come sottolinea Steve delle Casa, nei film di Argento è molto forte la componente geografica, ma con un’ottica tesa a “costruire” una città inesistente montando riprese effettuate in luoghi anche molto distanti l’uno dall’altro.
Una delle “invenzioni” universalmente riconosciute al regista romano – continua Della Casa – è una personalissima impostazione della suspense: la “falsa soggettiva” grazie alla quale la cinepresa segue il personaggio facendo credere allo spettatore che quello sia lo sguardo dell’assassino che si prepara ad aggredire la sua vittima, la quale invece subirà l’aggressione in altro modo, in maniera inaspettata, e quindi tanto più “terrorizzante”.
Argento rivela che i suoi film sono frutto di sogni che egli stesso ha fatto: per questo motivo si basano sul fondo più oscuro dell’animo umano. Perciò la suspense dei suoi film mette in luce livelli profondi e inconsci della psiche, senza usare i mezzi espressivi del cinema statunitense che si affida all’uso e abuso di effetti speciali.
Giulia Carluccio ricorda che Argento ha messo in scena alcune opere liriche, con un approccio innovativo anche in questo campo artistico. Il regista afferma di aver cercato di uscire dalla tradizione dei teatri d’opera, ad esempio proponendo nel Macbeth delle streghe giovani, belle e nude, non brutte e vecchie come è abitudine, oppure chiedendo ai cantanti di recitare, cioè di diventare veri e propri attori. E i cantanti hanno molto apprezzato quest’idea.
Argento ha sempre dimostrato di dare molta importanza alla scelta degli attori nei suoi film, ed ha spesso dato particolare risalto alle attrici, riscontrando che le donne sono in genere più disponibili a gettarsi in progetti innovativi rispetto agli uomini. Ammette però di aver avuto anche pessimi rapporti con alcuni attori, come con Tony Musante, protagonista de L’uccello dalle piume di cristallo, o con Cristina Marsillach, protagonista di Opera, alla quale non parlò per tutta la durata delle riprese. Con quasi tutti gli attori, italiani ed americani, ha avuto invece ottimi rapporti. Ricorda che Jennifer Connelly, protagonista di Phenomena, dimostrò da subito una grandissima sensibilità e una bravura fuori dal comune.
Steve della Casa chiede inoltre al regista quali film della storia del cinema sono stati fondamentali per la sua formazione, quali sente vicini a sé. Argento ricorda l’importanza di tutta l’opera di Fritz Lang e dell’Espressionismo tedesco; poi cita Ingmar Bergman, Orson Welles e Alfred Hitchcock che considera come un “padre” per la sua carriera di regista di thrilling e horror. La Nouvelle Vague francese gli ha insegnato molte cose importanti soprattutto nel campo del montaggio; è stato ispirato dal cinema americano degli anni ’30 e ’40; ha studiato i film tratti dalle opere di Egar Allan Poe e si è confrontato con il cinema di John Carpenter, George A. Romero e Brian De Palma. Questi tre registi, d’altra parte, affermano di dovergli molto, il che dimostra che il cinema è fatto di compartecipazione.
Altro elemento della poetica di Argento che è stato messo in evidenza è l’ironia, tanto importante da far pensare che questo grande autore avrebbe potuto realizzare anche ottime commedie.
L’incontro si è poi concluso con alcune domande degli studenti alle quali il regista ha risposto con grande simpatia.