La domanda che sorge spontanea a chi abbia visto Borsalino City è: “Perché la decisione di dedicare un intero lungometraggio alla storia di un cappello?”
La regista Enrica Viola risponde sorridendo e ben spiega questa scelta singolare sostenendo che il Borsalino non è un cappello come gli altri. Esso è stato ed è un simbolo di come da una provincia piemontese, Alessandria, si sia arrivati a Hollywood, e come da un semplice cappellaio sia nata una delle industrie italiane più riconosciute nel mondo. Il capitalismo e l’industrializzazione hanno permesso questa spinta centrifuga, pur mantenendo la peculiarità del lavoro artigianale.
Durante la Conferenza stampa di stamattina il clima si è fatto decisamente ilare nel momento in cui sia la regista che la co-sceneggiatrice, Paola Rota, presentatesi con un autentico esemplare di Borsalino sulla testa, hanno alzato in aria i loro cappelli con orgoglio, rispondendo ad una domanda posta dal moderatore Bruno Fornara sul perché, secondo loro, non si usi più il cappello come un tempo. “E’ colpa dell’automobile!” ha esclamato ridendo Enrica Viola, spiegando che l’automobile ha inibito l’uso quotidiano del cappello per la ristrettezza dell’abitacolo. Inoltre, dal 1968 in poi, indossare un cappello significava essere considerati vecchi e borghesi. Il cappello identificava una classe sociale e perciò, dopo la “rivoluzione” sessantottina, è caduto in disuso.
Il lavoro di documentazione che ha preceduto la realizzazione di Borsalino City è stato enorme; lo si nota guardando il film ed è confermato dal produttore Simone Bachini. Oltre all’archivio Borsalino, infatti, sono state fatte ricerche nell’ambito del cinema, della moda, della storia del costume e si è arrivati persino a Robert Redford. L’idea d’interpellare l’attore è arrivata dal signor Vaccarino, uno degli eredi dell’azienda il quale, senza conoscere la celebrità di Redford, mostrò alle sceneggiatrici una lettera autografa in cui l’attore chiedeva alla Borsalino una copia del cappello indossato da Mastroianni in 8 e 1/2. Anche per questo, dice Rota, la famiglia Borsalino è già di per sé oggetto di romanzo.
Per quel che riguarda la distribuzione del film, assicura Bachini, l’Istituto Luce-Cinecittà lo porterà nelle sale tra gennaio e febbraio 2016 e sarà messo in onda anche su Sky Arte, su alcuni canali Rai e in Francia, su Arté France.
Infine Paolo Manera, direttore del Piemonte Doc Film Fund ha sottolineato l’importanza di questo documentario in quanto promuove un marchio non solo della città di Alessandria, ma dell’Italia stessa. Non si può solo parlare di “un cappello”, ma di una leggenda internazionale.