Ottima opera prima dell’inglese Paul Katis, dopo una gavetta trascorsa con cortometraggi. Il film è basato su fatti realmente accaduti a Mark Wright e ad una piccola unità di soldati britannici di stanza in Afghanistan, su un crinale vicino alla diga Kajaki dam.
Una pattuglia di tre uomini si propone volontaria per rompere un blocco stradale talebano. Nel letto di un fiume prosciugato, uno di loro fa accidentalmente detonare una mina, perdendo una gamba. Questo innesca una trama tesa e claustrofobica in cui inquadrature di ampi spazi deserti forniscono una sensazione di accerchiamento e prigionia.
Katis privilegia l’antispettacolarità: gli eventi sono raccontati in maniera asciutta e cruda. L’ottima interpretazione degli attori protagonisti non lascia indifferente anche lo spettatore più insensibile. Stupisce l’ironia dei soldati che, nonostante la situazione tragica in cui si trovano, riescono comunque a sdrammatizzare. La soundtrack è ridotta all’osso, l’ansimare dei feriti e il rumore delle mosche coinvolgono lo spettatore all’interno della vicenda, rendendo tutto più reale.
Kilo Two Bravo è un film che permette di approfondire un punto di vista sulla guerra ancora inesplorato, ovvero quello della guerra vera, dove ragazzi muoiono per una distrazione, un’ incomprensione o per semplice sfortuna.