“Morituri” di Daniele Segre

Morituri è il terzo film di una trilogia, dopo Vecchie e Mitraglia e il verme, firmato Daniele Segre e inserito nella sezione Palcoscenico di Festa Mobile.

Ambientato in un cimitero, il film deriva da una pièce teatrale: è diviso in due atti (il giorno e la notte) e l’inquadratura è sempre fissa. Il punto di vista della videocamera è centrale, come se fosse all’interno di uno dei loculi davanti ai quali le tre protagoniste sfilano durante il corso della storia.

Esse sono molto diverse una dall’altra, ma accomunate dalla stessa solitudine e dalle stesse sofferenze amorose. C’è Nora, la zitella che in un tempo imprecisato è stata abbandonata davanti all’altare e che si occupa del cimitero in maniera morbosa; c’è Aurora, la divorziata, che è stata sposata dieci anni (secondo lei, “otto di troppo”) e che per guadagnarsi da vivere fa telefonate erotiche; e c’è Olimpia, vedova dal dente avvelenato, che dopo essere stata tradita ripetutamente dal marito prova la soddisfazione di seppellirlo.

E’ una commedia dai toni scuri, in cui vediamo succedersi le tre protagoniste con le loro sofferenze e i loro sogni. Nora, per sottrarsi alla solitudine, trova consolazione fra i morti con cui intrattiene conversazioni e da cui si sente amata ed adulata. Il suo sogno più grande è quello di aprire un’agenzia di onoranze funebri. Aurora, nonostante il suo matrimonio finito male, è in cerca di un uomo con cui passare il resto della sua esistenza. Olimpia è una donna che è stata delusa dalla vita e non nutre ormai alcuna speranza e alcun desiderio, la sua unica consolazione è quella di sbeffeggiare il marito ormai privo di parola.

Sono tre donne arrabbiate, perché nonostante i loro sforzi,  “gli uomini non cambiano”,  come diceva Mia Martini in una sua canzone.

Le interpreti, attrici di teatro, sono perfette nei loro ruoli e decisamente coinvolgenti; l’ambientazione nel cimitero di San Pietro in Vincoli è molto suggestiva, e nonostante sia un film molto statico, non risulta mai pesante né noioso.

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