Come reagisce una coppia giovane e innamorata di fronte all’ignoto?
Le cose più antiche e fondamentali dell’esistenza, quando vissute in prima persona, possono avere su di noi effetti terrificanti. L’ignoto si nasconde nella nascita di un figlio, nel modo in cui questo evento modifica la percezione del rapporto di coppia tra i genitori; l’ignoto si trova nelle leggende, nel folklore, nelle fiabe che si raccontano (o si raccontavano) ai bambini.
Dell’ambiguo e dell’ignoto parla The Hallow, il primo lungometraggio del giovane autore britannico Corin Hardy. Il film era precedentemente intitolato “The Woods”, e come tale fu presentato in anteprima al Sundance Festival, dove già si fece notare per le sue qualità.
The Hallow è un horror, su questo non ci sono dubbi. Del genere che rappresenta con orgoglio condivide tutti i crismi e i tanti clichés che, per i fan del genere, è piacere ritrovare. Protagonista è una piccola famiglia, ottimista per la nuova vita che sta iniziando in una casa isolata all’interno di una foresta buia e pericolosa. Sono i luoghi comuni di molti film horror, usati e abusati con sapienza, con modi stimolanti, piacevoli e divertenti.
Il buon cinema di genere mette lo spettatore a proprio agio presentandogli un’atmosfera familiare: e quello, rilassato, si può lasciar trasportare in direzioni anche nuove, purché il film sia capace di rispettarlo. E’ questo il caso di The Hallows.
Corin Hardy, come ci racconta in conferenza stampa, è un grande fan dell’horror, soprattutto – come testimonia la maglietta di Suspiria mostrata con orgoglio – del periodo d’oro dell’horror italiano, gli anni ’70 e ’80 di Dario Argento e Lucio Fulci. Ha consapevolezza di cosa serva per fare un buon horror ed enorme rispetto per i suoi maestri.
Il film nasce dalle leggende del folklore europeo, in particolare quello irlandese (e proprio in Irlanda si svolge la vicenda). Abbiamo Changelings, fate, mostri silvani, immagini tradizionali che Corin ha ripensato e ricreato con mano propria (ci mostra anche i bellissimi schizzi di preparazione delle creature fantastiche). Si aggiunga qualche citazione molto misurata qua e là, ottime scelte narrative che mantengono alta la tensione giocando sull’ambiguità di molte situazioni, prove d’attore credibili, ottime musiche ed una mano registica leggera, quasi invisibile.
E’ un horror da non prendere alla leggera: vi saprà spaventare, confondere e divertire, e vi farà sperare di vedere presto un nuovo lavoro firmato Corin Hardy.