Mio cugino è il sindaco di New York è un interessante documentario di Vincenzo Lerose presentato in anteprima nazionale nella sezione Panoramica Doc del Glocal movie Piemonte FilmFestival. Con ironia e autocritica ci mostra un paese di cinquemila anime che può vantare l’origine del ceppo famigliare del Sindaco di New York.
Grassano è un paese in provincia di Matera, luogo originario della famiglia del regista in cui questo si reca d’estate a salutare i parenti. Un paesino da favola, arroccato su un pendio. Vi sono tutti gli aspetti del “bel paese” che noi tutti amiamo: i bambini giocano nella piazza principale tirando pallonate alla Panda parcheggiata della Polizia Municipale, le nonnine vanno a messa la domenica e si fermano a chiacchierare davanti alla chiesa rigorosamente all’ombra. Ma dove sono finiti i giovani? Tutti immigrati al Nord per studiare nelle grandi università. Molti vorrebbero tornare perché sentono la mancanza di Grassano, ma il paese non offre nulla.
Mancano la casa, i pasti in famiglia, i saluti e le chiacchierate per strada nel cammino verso il mercato. Un modo di vivere genuino che dà grandi valori e rende la vita migliore ma che non può essere monetizzato. La Basilicata è una Regione bellissima d’Italia, ma da sempre tra le più povere.
La nostalgia dopo aver lasciato le proprie terre è tanta, ma spesso è anche l’unica amara soluzione. I giovani di Grassano oggi vanno a Nord, tanti in passato andavano a Elis Island (New York), lasciando tutto alle loro spalle per cercare fortuna dall’altra parte dell’Atlantico. Molti di questi venivano dalla Basilicata e non hanno più fatto ritorno.
Il documentario ci mostra inoltre qualcuno che ha avuto successo all’ombra della statua della libertà: i De Blasio. Questo nome a New York è divenuto molto famoso nel 2004 con le elezioni vinte da Bill De Blasio, nuovo sindaco della grande mela. Quarto italo-americano a ricoprire questo ruolo nella storia della città, nel discorso di insediamento non ha tardato a ricordare le sue origini italiane omaggiando Sant’Agata de’ Goti e Grassano.
Vediamo la febbrile organizzazione del piccolo paese per ospitare l’evento più importante di tutta la sua storia: il benvenuto al “cugino Billy di New Yorke”. Tutta la cittadinanza è coinvolta nei preparativi. La banda fa le prove, il palco viene allestito davanti alle Poste in piazza del Municipio e si comincia fin da subito a cucinare per il banchetto in onore del Sindaco di New York, particolarmente goloso delle prelibatezze nostrane tramandategli dalla nonna. Tutti sono in piazza ad aspettarlo e solo poche persone non fanno caso all’evento. Tra queste la nonna del regista, che rimane a casa perché fa troppo caldo… Billy arriva e poi se ne va. Un detto della Basilicata dice: “Il fruscio della nuova scopa non fa più rumore dopo tante passate…”. Il risultato? Un paese disilluso dalla realtà che torna a far fronte ai problemi della quotidianità.
Il regista in sala ha tenuto ad insistere sulla grande nostalgia che si prova a lasciare il proprio paese di origine, ma ormai nei tempi in cui viviamo questa è divenuta una necessità. Se una volta era difficile partire, oggi lo è divenuto restare. Chi è l’eroe? Chi parte o chi resta?
“Ora come ora, il vero eroe è comunque chi riesce a dare un senso alla propria vita, ovunque si trovi.”