Il nome che dà il titolo al film di Gillo Pontecorvo è quello della protagonista, Giovanna, una delle tante donne operaie che lavorano in fabbrica. Fin dalle prime sequenze della pellicola del 1955 – presentata nella sezione Festa Mobile Vintage – vengono mostrate in modo chiaro e lineare allo spettatore le vicissitudini e le rivendicazioni di queste donne. La storia è semplice: una fabbrica di Prato dove lavorano solo donne operaie, a causa di alcuni licenziamenti, viene occupata per 34 giorni.
L’intento del regista infatti è di raccontare la verità e di analizzare la condizione delle donne nelle fabbriche degli anni ’50. Nel corso del film vi sono battute amare sulla condizione femminile e soprattutto su come il lavoro della donna venga considerato inferiore a quello dell’uomo, come dimostra l’incredulità dei mariti nell’apprendere che le loro mogli, insieme, hanno deciso di occupare. Capitanate da Teresa la sindacalista, le donne occupano la fabbrica e raccolgono pian piano il consenso di molti familiari e mariti, esclusa Giovanna, il cui consorte non approva le scelte della moglie al punto di non presentarsi nemmeno a farle visita. Solo quando la situazione diventerà più pesante, e Giovanna prenderà finalmente consapevolezza della sua forza, il marito la aiuterà a riportare l’energia elettrica in fabbrica – tramite alcuni sotterfugi – in modo da permettere alle donne di continuare a lavorare e a occupare. Le operaie, infatti, si sentono unite e forti solo nel momento in cui svolgono il loro lavoro, perché essere lavoratrici è l’unica cosa che dà loro un valore pari a quello degli uomini. Gillo Pontecorvo per questo film decise di scritturare donne che non avevano mai recitato, per ottenere maggiore veridicità: sono numerose le inquadrature di volti di donne, giovani, anziane, belle e meno belle, sguardi e occhi penetranti che descrivono il genere femminile in tutte le sue sfaccettature. La protagonista Giovanna, per esempio, è stata reclutata nella sala da ballo di una Casa del Popolo della città.
Il film è stato restaurato grazie all’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, ed è un’importante e forte testimonianza della lotta sociale di quegli anni.