Il giovane ed emarginato Sean si è isolato in una roulotte in mezzo ai boschi, avviando le sue ricerche nel campo dell’alchimia, con il gatto Kaspar come unica compagnia. In fuga da una società in cui non ha mai veramente trovato il suo posto, ha come unico tramite con essa il fratello che lo rifornisce delle più stravaganti attrezzature e materiali per i suoi esperimenti alchemici.
Un film particolare: pochissimi dialoghi, molti dei quali con Kaspar (Kas per gli amici), e non capiamo per quasi tutto il tempo quale sia l’obiettivo di Sean. Il protagonista taglia batterie, usa fiamma ossidrica, provette, polveri chimiche, cattura animali selvatici. Se siete disorientati vi ho trasmesso la sensazione che ho avuto per almeno metà film. Nonostante questo la narrazione scorre piacevolmente con sequenze davvero esilaranti. La scena del fratello che per scommessa mangia da una lattina cibo per gatto vale il prezzo del biglietto, vi assicuro, tutta la sala aveva le lacrime agli occhi dal ridere.
Mi hanno particolarmente catturato le inusuali citazioni che sono inserite discretamente per tutto il film. Sean ha un tutore metallico alla gamba che fa pensare all’anime giapponese Fullmetal Alchemist, gli esperimenti chimici nella roulotte rimandano a Breaking Bad e il gatto chiuso in un contenitore di vimini ricorda il gatto di Schrödinger.
Accompagnati da un’eterogenea colonna sonora emessa da una vecchia radio in cui il bizzarro alchimista inserisce anacronistiche audiocassette, scopriamo pian piano che il suo intento è quello di entrare in contatto con un demone che possa ricoprirlo d’oro in cambio di riti e sacrifici. Avrete già intuito che la maggior parte dei tentativi del nostro protagonista sono fallimentari, e quando iniziamo a chiederci se non sia tutto frutto della sua immaginazione, qualcosa succede. Qualcosa di assolutamente non programmato.
Non vi racconto altro perchè il film vale davvero la pena di essere visto, soprattutto per la grande capacità di mescolare atmosfere noir a dinamiche comiche e divertenti.