Alla Pinacoteca Albertina il Sottodiciotto inizia da un fumetto
Sogno del cinema e fumetto sull’incubo si intrecciano nelle notti del Sottodiciotto Film Festival di quest’anno. Che inizia sotto la luna di Dylan Dog, il più italiano degli indagatori su strisce.
Camicia rossa come il sangue, giacca nera di terrore e jeans sportivo: il fascinoso figlio di Tiziano Sclavi è il nuovo inquilino alla Pinacoteca Albertina (Tirino, via Accademia Albertina, 8), nella Mostra Dylan Dog 30. Trent’anni di Indagatore dell’Incubo, a cura di Fabrizio Accatino. E’ la base di tutto il Festival, punto di partenza, di ristoro e di nuove levate di ancora. Il detective si sistema in tutte le stanze della Galleria dividendo le pareti rosse con i dipinti donati all’Accademia nel 1828 da Monsignor Vincenzo Maria Mossi di Morano, quelle azzurre con le opere di maestri e allievi dell’Accademia del primo Ottocento , e quelle marroni con la serie di dodici Vedute veneziane donate dal Mossi con l’attribuzione a Canaletto. Ma Dylan porta con sé tutta la famiglia: l’irresistibile baffuto Groucho, l’ispettore Bloch, miriadi di bellissime donne, spaventosi demoni e pure i genitori pirati incontrati su un veliero – siamo all’uscita numero 100, dov’è svelato il mistero che giace al fondo di tutto il fumetto.
L’accostamento tra una tela sacra del Cinquecento e una vignetta “profana” a china su cartoncino fa dell’allestimento l’elemento più ardito nella Mostra, che percorre linearmente i duecento volti sempre uguali ma sempre diversi del personaggio che omaggia, dando pari dignità a tutti i disegnatori che si sono cimentati ad illustrarne le gesta – Roi, Stano, Mari, Casertano, Ambrosini…
Umberto Eco disse che non si sarebbe mai annoiato a leggere tutto il giorno la Bibbia, Omero e Dylan Dog: il Sottodiciotto per il suo diciassettesimo battesimo ha scelto un ottimo padrino.