“ I won’t say very much about the film. It is playful…and strange!” Presenta così, Christopher Jason Bell, il suo Incorrectional, film americano della sezione Onde di quest’anno. Non prima però di aver scattato una foto al pubblico in sala.
Il film è sicuramente stravagante e sorprendente nella sua apparente sincerità. Sembra la storia tra un padre e un figlio che conducono vite parallele per evitare di affrontare quello che non va nel loro rapporto, ma ben presto si rimane spiazzati nel constatare che probabilmente questo è solo un pretesto, o volendo essere meno maliziosi, solo l’idea originale. Nell’unico momento in cui Saeed (Rayvin Disla) e suo padre (Ali Alwan) sembrano riavvicinarsi e, di fatto, si ritrovano nella stessa inquadratura, Ali esce dal suo personaggio e interroga il regista sul senso di quello che stanno girando, rompendo non solo la quarta parete, ma trascinando al di là dello schermo Bell, che da quel punto in poi si vede costretto a prendere una decisione sulle sorti del film che sta filmando. Si tratta dell’ esplorazione di quella che è sempre stata e continua ad essere la sottile demarcazione tra fiction e non-fiction, per riflettere sul cinema e sul filmare, nel tentativo di capire in che modo la finzione possa cedere alla realtà e viceversa.
Incorrectional è un film che nasce dalla voglia di metter insieme delle storie partendo da quella che è in parte l’esperienza personale del regista – che il padre non l’ha mai conosciuto – per poi trasformarsi e crescere, proprio come ha fatto l’attore che interpreta Saeed, seguito per diversi anni dalla videocamera. Prendendosi quasi gioco di se stesso, e (soprattutto nell’ultima sequenza che sembra paradossalmente una gag costruitissima) anche un po’ dello spettatore , il film chiede a quest’ultimo un’apertura e una libertà necessarie a cogliere quella che è una sfida, un’occasione, un invito – per dirla con le parole del regista – to “letting life be life and trust the movies”.