Le atmosfere fiabesche di una storia d’amore, incastrate come matriosche, del corto di soli cinque minuti di Roberto Catani dal titolo Per tutta la vita, aprono il Programma 3 di Italiana.corti. L’autore dell’opera ha impiegato due anni per realizzare questa fantastica animazione, dai colori accesi e dalle atmosfere un po’ tra il bohémien e il circense, in un montaggio di disegni totalmente realizzati a mano su carta che danno vita ad un piano sequenza sognante, sottolineato da un sonoro troppo forzato che stona con la fluidità delle immagini proiettate.
È poi la volta del regista Francesco Ragazzi – vincitore ex-equo del Premio speciale della giuria – che presenta il suo 13 volte fuoco su mio padre che ci fa affezionare al padre, malato di cuore, in 36 minuti di metacinema. Il corto è infatti un montaggio in tredici capitoli di filmini amatoriali che l’appassionato papà girava in Super8 per documentare semplici momenti di quotidianità del suo primo figlio, spesso dandogli specifiche indicazioni su cosa dire e cosa fare, alternati a scene di making of che Francesco fa di un ipotetico film in cui, in maniera spesse volte irritante, dirige il padre e lo rimbecca. L’occhio di Francesco è ineluttabilmente puntato sul genitore e ci accompagna in una riflessione profonda su temi quali l’eredità, la malattia, il rapporto padre figlio e il suo lascito.
Sara Dresti invece ci racconta in sette intensi minuti la sua storia personale in Col tempo, meritevole insieme al corto di Ragazzi, del Premio speciale della giuria. La Dresti ci offre un suggestivo dipinto di dolore e immobilità, con un’interessante composizione dell’immagine e un particolare uso del colore, utilizzando la metafora della farfalla monarca come filo conduttore tra discorsi extradiagetici, sequenze di girato originale e found footage.
Sono i sette minuti Giulio Squillacciotti a chiudere l’ultima serata di Italian.corti. Squillacciotti torna al Torino Film Festival con Scala C, Interno B chiudendo una trilogia sulle storie d’amore fantasma: la voce di un instancabile Fulvio Pesarini ci illustra, con i messaggi della segreteria telefonica, tutti i passaggi di una relazione mai del tutto nata, tra sciocche osservazioni sul gelato a impacciate ma profonde riflessioni sulle percezioni dei personaggi. A riempirci gli occhi le maliose riprese di una casa rimasta inabitata da tempo. Ottimo stratagemma narrativo e finale prevedibile che però lasciano comunque qualcosa.