La serata del 25 aprile, nella sala Rondolino del Cinema Massimo, si è aperta con una voce ed una chitarra, quelle di Matteo Salvadori, che hanno inaugurato la Lovers World Session. E’ intervenuto Giorgio Li Calzi, direttore artistico del Torino Jazz Festival che, con Irene Dionisio, ha discusso dell’importanza della connessione tra i festival torinesi. La direttrice del Lovers ha poi dialogato con la responsabile editoriale di Fandango Libri, Tiziana Triana. Attraverso la collaborazione con la casa editrice il festival torinese ha infatti dato spazio a due romanzi molto differenti di due giovani autori, andando a sottolineare quanto i libri ed il cinema abbiano in comune le storie, che hanno sempre bisogno di essere raccontate.
Giacomo Cardaci ha presentato il suo Zucchero e catrame, romanzo da lui definito di “sformazione”, che narra una storia di dissidi interiori e contraddizioni in un giovane che si appresta a conoscere se stesso e la vita; Federica Tuzi ha proposto il suo romanzo Più veloce dell’ombra, la storia di una bambina di 9 anni che, trasferitasi da Roma a Torino negli anni Ottanta, comincia a crescere e a vivere un’età pre-identitaria, non riuscendo ancora a trovare una collocazione di se stessa.
Entrambe le presentazioni dei volumi sono poi state seguite da una lettura di alcune pagine da parte di due attori, Mattia Mele e Martina Massa, accompagnati dalla chitarra di Salvadori.
Il film proiettato per questo evento è Wild Nights with Emily di Madeleine Olnek, che narra le vicende di una insolita e molto selvaggia Emily Dickinson, alle prese con un amore difficile con la cognata Susan.Una voce narrante piuttosto enfatica conduce lo spettatore in un’America ottocentesca dai colori pastello, in cui è istantaneamente chiaro che l’ironia sarà la protagonista assoluta di questa commedia drammatica.
La narrazione si dipana su tre livelli narrativi: il presente, in cui la voce narrante della storia, una pianista di nome Mabel, che ha vissuto nella casa della poetessa e non è mai riuscita ad incontrarla, sulla scorta delle sue poesie ritrovate dopo la morte, va raccontando la sua storia attraverso una visione distorta ed eccentrica; il passato, in cui la giovane Emily si innamora della sua amica Susan; ed un tempo di mezzo, in cui la poetessa è ormai adulta e vive segretamente il suo amore con la donna ormai divenuta sua cognata, speranzosa che le sue poesie possano essere un giorno pubblicate.
I lettori di Dickinson sono solitamente abituati a figurarsela come una donna cupa, soprattutto per la stretta connessione tra le sue poesie e gli elementi mortiferi, che fungono da spunto a molte delle sue composizioni; Wild Nights with Emily regala invece allo spettatore un’immagine molto più scanzonata della poetessa, rendendo la sua figura meno ombrosa e sottolineando gli aspetti ironici che si cela dietro la sua caratteristica cupezza.
In un mondo in cui le mansioni da svolgere per le donne erano racchiuse nell’intimità della casa, Emily cerca di farsi strada con una poesia nuova e viene rifiutata proprio per le caratteristiche inusuali dei suoi versi. Madeleine Olnek mette in scena una parodia del mondo della letteratura dell’epoca, in cui si aveva paura del diverso, della novità. La poesia di Emily ha troppe poche rime, risulta meno semplice e giocosa di quella delle poche altre poetesse del tempo e pertanto non può essere pubblicata. Dickison però continua a scrivere centinaia di testi e a dedicare tanti di questi alla sua amata Susan, con la quale vive per tutta la sua esistenza una storia tormentata, segnata dalla impossibilità di uscire allo scoperto e dal desiderio di far leggere al mondo i sentimenti puri e genuini che nutre per la cognata.
Anche l’amore è un elemento che va interpretato in chiave parodistica per quasi tutto il film: l’impossibilità della relazione viene spesso mostrata attraverso dialoghi grotteschi ed equivoci imbarazzanti, che danno un tocco originale all’intera vicenda.
Spesso dopo che Emily ha composto una nuova poesia è lei stessa a leggerla, con una musica di sottofondo suonata da un pianoforte. L’attrice Molly Shannon guarda in macchina, come a voler imprimere nello spettatore i suoi versi, quasi per fargli distogliere per un momento l’attenzione dalla commedia e farlo entrare nel suo mondo poetico (e non a caso sullo schermo compaiono i versi mentre vengono recitati).
Nel film emerge il ritratto di una donna che ha difficoltà ad adeguarsi a un ruolo che la società ritiene idoneo per lei, una donna circondata dall’ipocrisia dell’apparenza, che rinuncia ad adattarsi e sceglie volontariamente la strada dell’alienazione.
Wild Nights with Emily è una commedia delle contraddizioni: la triste poetessa americana scrive di cose nere nella sua camera tutta bianca, non sorride mai, ma fa sorridere lo spettatore con il suo improbabile umorismo.
Pochissime delle poesie della Dickinson furono pubblicate mentre era in vita e nonostante la sua parola sia rimasta impressa nel tempo attraverso la pubblicazione postuma, la narratrice Mabel ci fa sapere che prima di rendere noti questi scritti eliminò il nome dell’amata Susan da ogni componimento.
Il film si chiude con uno split-screen in cui in una frazione dello schermo Susan lava con delicatezza il cadavere di Emily prima del suo funerale e nell’altra Mabel cancella con una gomma rumorosa il nome di Susan per sempre da ogni sua poesia, come se bastasse un semplice gesto a a sopprimere un sentimento che va oltre la morte del corpo.