Tutto ciò che è precursore del futuro, dunque le innovazioni e i cambiamenti, spesso vengono percepiti come uno choc da coloro che vivono il presente, poiché ancora impegnati a decifrare il passato. Le choc du futur è emblematico da questo punto di vista, dal momento che il tema centrale è il processo creativo di un nuovo tipo di musica: la musica del futuro.
Ana (Eva Jodorowsky), protagonista dell’opera prima del musicista Marc Collin, è una giovane donna che, alla fine degli anni Settanta, compone e produce musica elettronica. La profonda determinazione e la passione di Ana si scontrano inevitabilmente con il mondo esterno e con le richieste dei produttori musicali del tempo: fortunatamente questi ostacoli, amplificati anche da un’importante crisi creativa, non annullano le speranze della protagonista, costretta a lottare continuamente contro un ambiente prettamente maschile per farsi strada e affermare le sue idee. Il percorso creativo è rappresentato come un processo travagliato ma allo stesso tempo febbrile e pieno di vitalità, sempre in bilico tra la determinazione e la paura di fallire.
Il lavoro di Ana non è solo creativo e concettuale, ma anche profondamente manuale, pratico, artigianale. I sequencer, i sintetizzatori, i cavi condividono costantemente la scena e l’inquadratura con la protagonista, anzi sono gli unici compagni che alleviano la sua solitudine, ma contemporaneamente la accentuano inevitabilmente per dimostrare che l’artista è in compagnia solo di se stesso e dei suoi strumenti.
Questa storia tutta al femminile omaggia tutte le donne che, a partire dagli anni Settanta, iniziarono a proporre una musica nuova, fuori dagli schemi e lontana dal pensiero dominante. Le choc du futur è infatti un film che prende in analisi i cambiamenti della società che sfociano necessariamente in nuove produzioni artistiche. Passione e determinazione devono essere supportate dallo studio e dalla perseveranza; allo stesso tempo, però, non si può superare il sistema da soli, è necessario circondarsi di persone che fungano da sostegno, sia artistico che emotivo. Non è un caso che il prodotto più interessante e riuscito di Ana sia il frutto di una collaborazione inaspettata ma molto proficua.
Collin, fondatore della cover band Nouvelle Vague, costruisce il suo primo film sull’unione di vibrazioni musicali e sensazioni visive lineari e immediate che indirizzano verso una riflessione sull’iter creativo in generale, non disdegnando però una leggerezza che spinge a muoversi a ritmo con la musica del futuro.
Chiara Perillo