Un viaggio spesso è qualcosa che spaventa perché presuppone un cambiamento: il lasciarsi alle spalle un luogo per raggiungerne un altro. Tuttavia esso può essere anche più astratto, ovvero una situazione interiore che un individuo si appresta a vivere, una sorta di viaggio per scoprire se stessi.
Questo è ciò che avviene nell’ultimo film di Gianni Di Gregorio, in cui tre pensionati decidono di unire le forze per iniziare una nuova vita, più dignitosa, all’estero. I protagonisti della storia sono degli uomini molto diversi tra loro ma ugualmente provati: Attilio (Ennio Fantastichini) è il più originale del gruppo, un rigattiere ancora desideroso di girare il mondo per vivere nuove avventure; Giorgetto (Giorgio Colangeli) vive ai limiti della povertà grazie ad una pensione minima; il professore (Gianni Di Gregorio) deve invece destreggiarsi tra le tante spese ma, nonostante ciò, continua a comprare libri.
Lontano lontano fotografa alla perfezione le difficoltà che i pensionati devono fronteggiare nella società contemporanea. A questa categoria, situata già ai margini della collettività odierna, viene sottratta la possibilità di vivere in serenità la propria vecchiaia; l’unica soluzione a questo problema è lo spostamento in luoghi lontani per poter ripartire da zero. Tuttavia, nel viaggio tratteggiato da Di Gregorio non ha tanto importanza la meta, quanto il percorso da compiere. Si tratta di un tragitto fatto di scelte ardue, di accettazione e superamento delle proprie paure e dei propri limiti. Infatti, nell’organizzazione della fantomatica avventura, i tre pensionati prendono pian piano coscienza della realtà dei fatti, ovvero si scoprono piacevolmente ancorati alle proprie radici. Dunque il loro viaggio si trasforma sempre di più in un’esplorazione interiore e personale che, infine, si evolve nell’accettazione della propria condizione.
La vera forza del film risiede nella recitazione dei protagonisti, nel rapporto e nell’alchimia che nasce fra i tre attori. Si riesce così a raggiungere una comicità basata non tanto sui contenuti quanto sull’uso di gesti ed espressioni genuinamente gergali. Un film semplice, una commedia dalle venature malinconiche che, sotto la superficie lineare, nasconde qualcosa di più profondo.
Lontano lontano prende poco a poco la forma di una riflessione sulla vita. Anche lo spettatore è invitato, insieme ai tre pensionati, ad intraprendere il suo personale viaggio, a ragionare sul proprio posto nel mondo e a prendere coscienza di sé. Il tutto si trasforma in una sorta di road movie interiore, in cui la strada da percorrere diventa un cammino verso il miglioramento morale ed etico.
Chiara Perillo