Matteo Garrone adatta la favola di Collodi restituendo allo spettatore un ritratto dell’infanzia dal forte impatto visivo e un’ambientazione che è, al tempo stesso, onirica e cupa.
La sceneggiatura, scritta dal regista insieme a Massimo Ceccherini, aderisce piuttosto fedelmente al libro. Il film colpisce soprattutto per la notevole qualità delle immagini, ottenuta grazie al lavoro di un comparto tecnico di alto livello, unito a un ricorso, se pur minimo, alla CGI. La fotografia, come in Dogman (2018), è del danese Nicolai Brüel e spicca per l’uso particolare della luce e dei colori: le immagini sembrano dipingersi sullo schermo, il loro aspetto ricorda, in parte, i libri illustrati e richiama certe atmosfere dei film di Tim Burton.
I personaggi sono ben delineati e, come in ogni favola che si rispetti, vi è una netta separazione tra buoni e cattivi. Gli ottimi costumi di Massimo Cantini Parrini e l’uso massiccio di trucco e protesi in gomma, contribuiscono a creare un mondo popolato da animali antropomorfi e altri creature dall’aspetto grottesco. In questo modo, il film riesce a cogliere, con estrema efficacia, la realtà così come appare agli occhi di un bambino o, in questo caso, di un burattino.
Notevole l’interpretazione di Pinocchio da parte di Federico Iapino, perfettamente a suo agio nei panni del burattino, così come quella di Roberto Benigni nella parte di Geppetto, padre/creatore amorevole e caparbio. Degne di nota anche le performance di Gigi Proietti nei panni di Mangiafuoco, di Massimo Ceccherini in quelli della Volpe e di Marine Vacht come fata turchina.
Regia e montaggio sono orientati a ottenere massima chiarezza e linearità narrativa, in modo da poter esaltare le componenti più spettacolari delle scene. Il film scorre in modo fluido, anche se in alcuni punti sembra specchiarsi e perdersi nella propria bellezza, concedendosi dei cali di ritmo che, tuttavia, non ne compromettono la visione complessiva.
Pinocchio è rivolto alle famiglie. A tratti, la storia passa in secondo piano rispetto allo spettacolo visivo. Attraverso immagini che sembrano disegnate sullo schermo, il film riesce a incantare i bambini (e anche i loro genitori) ricordando ai più grandi le difficoltà e i pericoli affrontati durante le tappe del passaggio dall’infanzia all’età adulta.