“BUIO” DI EMANUELA ROSSI

Presentato nella sezione Alice nella Città della Festa del Cinema di Roma e vincitore del premio Raffaella Fioretta come miglior opera prima italiana, Buio è il lungometraggio d’esordio di Emanuela Rossi, uno dei primi film in uscita VOD nella sala virtuale di Mymovies.

A seguito di un’apocalisse ambientale che ha dimezzato la popolazione e incrementato la potenza dei raggi solari – ora dannosi per il corpo umano, in particolare per quello femminile – le giovanissime sorelle Stella, Luce e Aria crescono isolate nella loro abitazione buia e blindata, in attesa del ritorno del padre dal procacciamento giornaliero dei viveri. Compagnia reciproca e speranza che il sole possa finalmente “guarire”, consolano la loro vita claustrofobica, scandita da allenamenti di fitness davanti al televisore e pic-nic nel salotto di casa, in ricordo della madre defunta e delle giornate trascorse all’esterno, oramai caratterizzato, secondo i racconti del padre, da devastazione, violenza e condizioni climatiche fatali. Le uniche donne che osano avventurarsi fuori di casa si trasformano in creature grottesche, prima di morire bruciate. Chiave per la sopravvivenza sarebbe quindi non uscire mai. La malnutrizione, la ribellione contro i continui abusi del padre e una buona dose di curiosità fanno crescere nella sorella maggiore, Stella, un forte scetticismo. Dubitando dell’immaginario accuratamente manipolato e somministrato loro, Stella inizierà a indagare su ciò che in verità succede al di fuori della porta di casa.

Il film è sintonizzato perfettamente con il momento in cui viene distribuito, momento in cui paura, ansia e angoscia sembrano essersi concretizzate nelle mura casalinghe: l’attività fisica viene sostituita da video-allenamenti, violenza domestica e abusi non tardano a riemergere e l’unico legittimo motivo per poter uscire è recuperare il necessario alla sopravvivenza. Volente o nolente, Buio è diventato un film profetico. L’isolamento in cui le bambine vivono non è tanto quello creato da porte e finestre serrate, quanto dalla manipolazione della paura e dal controllo che una figura autoritaria, padre-padrone-cacciatore, esercita sulle “deboli” figlie femmine. Solo nel finale le sorelle riscatteranno la propria libertà in vista di una luminosa e arieggiata speranza, lontane dalle restrizioni bigotte della tradizione patriarcale. 

Il contrastante dualismo intrecciato nella struttura del film si manifesta a livello diegetico, come la regista stessa afferma, in una prima fase di buio e racconti e una seconda di luce e verità. Se nell’ombra Buio acquisisce credibilità, complici fotografia, scenografia e costumi che lavorano in simbiosi delineando un cupo universo nelle campagne piemontesi (che molto deve all’immaginario horror e al cinema di genere), alla luce il film fatica a ritrovare una propria dimensione, intrappolato in un sentimentalismo adolescenziale che nemmeno la musica elettronica di fondo riesce a liberare. 

Sperando di avere l’occasione di recuperarlo in sala, elogiamo l’iniziativa di Artex Film, a cui Buio prende parte, che consente una prima visione del film on demand, sostenendo allo stesso tempo una sala cinematografica di riferimento che vedrà una percentuale del biglietto virtuale acquistato.

Noemi Castelvetro

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