Il 36° Lovers Film Festival si è aperto con la proiezione di Dramarama, il primo lungometraggio di Jonathan Wysocki. Il film, ambientato nel 1994 a Escondido (California), è una commedia brillante e ricca al contempo di questioni e riflessioni profonde. Un gruppo di cinque amici follemente appassionati di teatro (e di cinema) si riunisce a una festa in maschera per salutarsi prima della partenza per i rispettivi college.
«Volevo dirvi che» è la frase che il protagonista Gene (Nick Pugliese) ripete più volte, desideroso di sfruttare l’occasione per rivelare agli amici la propria omosessualità. Il film, allora, è il racconto di una lunga serata, con evidenti richiami a Il grande freddo (Kasdan, 1983). Come nel film di Kasdan, infatti, anche in Dramarama la reunion dei giovani amici diventa un’occasione per ragionare sulle proprie identità e per valutare i motivi che legano il gruppo; tuttavia, queste riflessioni rischiano di sgretolare convinzioni e far emergere verità nascoste. Ciascuno dei ragazzi appare profondamente irregimentato e sicuro del proprio futuro, incapace di contemplare il rischio di perdere le proprie certezze. Di fronte a questa prospettiva tutti appaiono impauriti, insicuri, a volte persino isterici, perché non ancora pronti ad assumersi delle responsabilità. Diverso è il caso di Gene, l’unico a rimanere nella propria città, etichettato persino come “clandestino” proprio perché sembra sempre nascondere qualcosa; ma, in fondo, l’unico elemento che lo rende outsider rispetto agli altri è il fatto di aver preso consapevolezza di se stesso e di essere già diventato adulto.
L’intreccio tra comicità e dramma si realizza nella mescolanza tra realtà e gioco, che non a caso è quello della recitazione. Il teatro diventa un modo per scappare dalla vita reale e per esorcizzare alcuni tabù. Il gruppo, infatti, è profondamente credente e praticante, fattore che costituisce un ulteriore ostacolo al coming out di Gene; la missione di quest’ultimo diventa quasi invisibile agli occhi del quintetto, che si dichiara infatti una “famiglia”. Questo nucleo, tuttavia, è prigioniero di preconcetti radicati nella propria educazione, ma crescendo probabilmente riuscirà ad accettare i segreti più intimi di ogni membro.
Dramarama è una commedia capace di indagare in modo profondo il tema dell’identità e di farsi portatrice della speranza che un giorno una frase come «volevo dirvi che» possa finalmente non essere più necessaria.
Laura Anania