«Se sopravvivo, vi uccido tutti» . Bull (Neil Maskell), rivolto ai suoi nemici, che un tempo erano la sua famiglia, pronuncia queste parole che sembrano costituire il banale prologo per un classico revenge movie. Il regista britannico, però, stupisce il pubblico del TFF39 e presenta una straordinaria opera che ha la sua essenza non nell’insperato e disperato bisogno di vendetta, ma in una spietata ricerca di salvezza.
Bull è un criminale che, al servizio del suocero Norm (David Hayman), minaccia piccole realtà in una disincantata Inghilterra periferica. Quando però Gemma (Lois Brabin Platt), moglie di Bull, pretende il divorzio, il protagonista si trova catapultato in un mondo di sole minacce, nel quale l’unico valore rimasto è Aiden, suo figlio. Norm conosce la pericolosità di Bull, mostrata attraverso strazianti e potentissime scene di pura violenza, e non può rischiare che la sua famiglia e il suo impero criminale crollino. Per sventare la minaccia decide di uccidere Bull, non prima di avergli sottratto il figlio.
Il protagonista non può rimanere inerme di fronte a tutto ciò che subisce. Una volta che il suo mondo, basato unicamente su certezze crudeli, gli volta le spalle, Bull prende coscienza della sua reale missione: ottenere la salvezza per il figlio. Aiden è un innocente bambino cresciuto in un violento e malsano contesto, dal quale però non può fuggire. Il solo in grado di liberarlo è quel demone malvagio, annidato nel padre, in grado di andare oltre il concetto di semplice vendetta. La ricerca, non disperata ma calcolata con algida freddezza e lucidità, trova un corrispettivo cinematografico nelle affilate lame che utilizza per uccidere le sue vittime. I luoghi delle uccisioni ripercorrono la sua vita precedente, passando dalla casa della sua amata mamma sino al Luna Park dove, proprio con il figlio, aveva vissuto il suo ultimo momento di felicità. Quindi, il legame tra passato e presente, perfettamente costruito attraverso puntuali flashback, è alla base per il compimento della sua (divina) missione. Paul Williams, attraverso le camminate glaciali e l’onnipresente ghigno di Bull, rievocazione dei più malvagi antieroi del passato, ci regala un film sconvolgente, che fa della complicità del pubblico nei confronti delle azioni del protagonista, un crudele e feroce assassino, il suo punto di forza.
Davide Gravina