“ANOTHER BRICK ON THE WALL” DI ZHANG NAN

Nel 1977 in Cina, pochi mesi dopo la caduta di Mao Tse-tung e il successivo riassemblamento del Partito Comunista Cinese, una valle poco distante dalla città-prefettura di Tangshan, nella provincia dello Hebei, viene sommersa per creare una diga artificiale che possa rifornire d’acqua la vicina grande città. Sott’acqua, però, non finiscono solo le case e i negozi sgomberati, ma anche un intero tratto della Grande Muraglia, il monumento che più di ogni altro, forse, caratterizza la Cina agli occhi del mondo. Quarant’anni dopo la costruzione della diga, alcuni abitanti locali, constatando la miseria delle condizioni di una porzione della Muraglia sulle alture circostanti, decidono di mettere su un’operazione di restauro atta a donare nuovo lustro al millenario monumento.

Da questi fatti prende vita il primo, colossale, documentario di Zhang Nan, che segue le operazioni di rifacimento dell’opera pubblica per un intero anno; impossibile non percepire il forte contrasto tra le riprese realizzate con macchina da presa fissa e quelle realizzate con i droni. Ma non si tratta solo di scelte di messa in scena. L’aridità della piana sottostante la diga fa da contraltare al ribollire della vita sorta attorno al lago artificiale e all’ombra della Muraglia: pescatori, guide turistiche locali, albergatori, discendenti dei costruttori e dei restauratori precedenti.

Un monumento, la Muraglia, da cui sembra che tutti vogliano ricavare qualcosa, nonostante la sua distanza siderale (ideologica e temporale) dalla storia recente del Paese; eppure tutti sono desiderosi, per ragioni più o meno nobili, di dare una mano alle operazioni di ricostruzione, svolgendo anche compiti che secoli fa avrebbero eseguito gli schiavi, o gli animali.

Il tono utilizzato da Zhang nella rappresentazione è tutt’altro che propositivo, o peggio propagandistico: non c’è opera o restauro che possa reggere allo scorrere del tempo o al passare delle stagioni, secondo il regista. La bellezza di tali operazioni risiede, invece, in quel coro di voci di partecipanti attivi ai lavori o di intervistati passivi: che sia un ricordo, una polemica politica, una battuta, tutto ciò che accade all’ombra della Muraglia riecheggerà nella Storia, soprattutto se documentato, più della Muraglia stessa. “Exegi monumetum aere perennius”, scriveva Orazio, “Ho realizzato un monumento più resistente del ferro”. E qui Zhang ce la mette tutta per far capire quale qui sia il vero monumento, tra il costrutto e il costruttore.

Alessandro Pomati

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