“Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato” Genesi 22:3
Il racconto biblico dimostra che Abramo, mosso da una grande fede, non ebbe esitazioni. Leonid però è pagano, Leonid non crede. E pur di offrire il futuro migliore alla propria progenie è disposto a trasgredire norme etiche e leggi umane, arrivando di conseguenza a sfidare Dio.
L’esordio al lungometraggio di finzione di Dmytro Sukholytkyy-Sobchuk, presentato in concorso alla quarantesima edizione del Torino Film Festival, è un’ipnosi cinematografica che trova nella multietnica regione di Chernivtsi il luogo cardine dove questa può essere raccontata. Al confine ucraino-rumeno, i preparativi per i festeggiamenti della Malanka – festa carnevalesca ucraina – fanno da cornice alla storia di Leonid (Oleksandr Yatsentyuk), ex contrabbandiere transfrontaliero, che, dopo un disperato gesto incendiario compiuto dall’adolescente figlio Nazar (Stanislav Potyak) è costretto a ritornare al vecchio lavoro, alle vecchie abitudini, ai vecchi rischi.
Quindi, come nel più celebre racconto kafkiano, nel film avviene una metamorfosi. Leonid muta in Pamfir, suo alter-ego animalesco, e diviene guerriero pagano che, mosso dall’amore per la propria famiglia, sceglie di lottare a mani nude contro colui che da molti è visto come un Dio. Il carnevale pagano, dove le credenze cristiane non trovano supporto, può rivelarsi il ring migliore per farlo.
Tra articolati piani sequenze, capaci di scivolare da campi lunghi a primi piani con estrema facilità, il regista ucraino stila un film in movimento, che con il passare dei minuti attinge scrupolosamente a fonti storiche e mitologiche. Questi riferimenti trasformano l’opera prima di Dmytro Sukholytkyy-Sobchuk in una tragedia greca, che, seppure dipinta da colori vivaci, riesce sempre a mantenere lo spirito fatalista che ne caratterizza l’aderenza alla realtà. Perchè Pamfir, in conclusione, dal 24 Febbraio 2022 è necessariamente diventato film storico, testimonianza dell’identità ucraina obbligata a combattere per non venire schiacciata dalla falce e dal martello.
Francesco Ghio