In Cambio Cambio, presentato fuori concorso nella sezione “nuovi sguardi argentini” alla 41^ edizione del Torino Film Festival, Lautaro García Candela dipinge un ritratto della generazione Z nell’Argentina post-pandemia, a metà tra il thriller e la storia d’amore.
Con un approccio quasi documentaristico la macchina da presa esplora il centro economico e turistico di Buenos Aires, mentre in sottofondo le voci di politici e uomini d’affari litigano sulle sorti del paese. García Candela fotografa la profonda crisi economica e sociale di una nazione attraverso il vissuto di due ragazzi comuni – nati durante la maggiore depressione finanziaria dell’Argentina e cresciuti nel pieno della recessione – che hanno fatto dell’accettazione della propria condizione l’unica via per la sopravvivenza. Un esempio di cinema capace di raccontare senza vittimismo o moralismo la gioventù precaria di oggi, soggetta alla condizione mutevole del capitale.
Si chiamano Arbolitos, ovvero cambiavalute abusivi. Giovani uomini e donne che al grido di «Cambio! Cambio!» attirano turisti e locali per cambiare pesos in dollari, la valuta più richiesta e ormai uno status symbol in Argentina. In via Florida a Buenos Aires il contrabbando è infatti una delle attività più ambite, considerata la spaventosa crisi economica e l’ inflazione che causa dei continui crolli e rialzi del mercato. Così un intero paese è costretto a vendere la propria moneta per acquistare dollari: «con un’inflazione del 7% cosa vuoi fare? Compri i dollari!»
In una strada come tante prende luogo la storia di uno di loro, Pablo (Ignacio Quesada), un aspirante musicista costretto a distribuire volantini ai passanti, che incontra per caso Florencia (Camila Peralta), studentessa di architettura con il sogno di trasferirsi in Francia. È proprio con lei e altri due amici di vecchia data che Pablo deciderà di tentare la sorte, sfruttando l’imminente crisi valutaria a proprio vantaggio e racimolando abbastanza per fuggire.
La strada è il punto di osservazione di Cambio Cambio e i suoi abitanti ne sono il fulcro, protagonisti di uno studio antropologico sulla forza e lo spirito di adattamento di chi non gode del privilegio di poter decidere di fare la cosa giusta. Raccontati al di là di ogni stigmatizzazione, questi agenti di cambio precari, con banconote e calcolatrici alla mano, trasformano in una realtà concreta e comunitaria il mondo e le parole di economisti ed esperti, che risuonano come un’eco tra la folla di via Florida.
Elena Bernardi