Ambientato nell’Argentina contemporanea, Los delincuentes – nuovo film di Rodrigo Moreno Fuori concorso al Torino Film Festival dopo la presentazione a Cannes nella sezione Un Certain regard – racconta la storia di Morán (Daniel Elías), un impiegato di banca che mette a segno un furto grazie al coinvolgimento del collega Román (Esteban Bigliardi), al quale affida la refurtiva mentre lui si prepara a scontare la propria pena in carcere. Il regista ripensa il genere del film di rapina sostituendo la dinamicità dell’azione, il montaggio rapido, i dialoghi ritmati con lenti movimenti di macchina ed esaltando i tempi morti nelle silenziose inquadrature fisse. Uno sguardo molto personale carico di un’ironia surreale e cupa che presto abbandona il pretesto narrativo del furto per concentrarsi sullo stato d’animo dei due personaggi principali, i cui dubbi e rimorsi emergono in lunghi primi piani, illuminati da una fotografia calda ben più vicino alla commedia che al cosiddetto caper movie.
Ma più ancora che i dubbi e i rimorsi, sono l’euforia e l’adrenalina a conquistare Morán, capace di trovare in quell’atto delinquente la forza per uscire dall’ordinaria prigionia della quotidianità ed entrare invece nella libertà della prigione. L’impiegato scopre infatti in carcere la possibilità di sognare un futuro svincolato da ogni costrizione e imposizione. Per questo, progressivamente, la camera si allontana dal volto dei personaggi e li riposiziona dentro a campi lunghi che li mettono a contatto con una natura incontaminata e lontana dal contesto sociale opprimente e senza prospettive dal quale provengono. Un nuovo orizzonte rappresentato dalla stessa Norma (Margarita Molfino) della quale, tra pascoli e animali, i due si innamorano. Attraverso questa visione volutamente sgrammaticata del genere “rapina”, Rodrigo Moreno con la consueta lucida ironia del Nuovo cinema argentino, inneggia al possibile raggiungimento di una ritrovata libertà che può coincidere solo con l’abbandono di ogni schema preconcetto al quale il mondo contemporaneo sembra averci condannato.
Pietro Torchia
Articolo pubblicato su “La Repubblica” il 27 Novembre 2023