Nella cornice di Villa Miani, a Roma, si è svolta la conferenza stampa di presentazione della 42sima edizione del Torino Film Festival. Alla presenza del presidente del Museo Nazionale del Cinema, Enzo Ghigo, e del suo direttore Carlo Chatrian, il neoinsediato direttore artistico Giulio Base ha annunciato il programma del festival sotto lo sguardo intenso e magnetico (ancorché stampato su un cartellone posto alle sue spalle) del Marlon Brando di Ultimo tango a Parigi, scelto come manifesto della nuova edizione. E forse non è un caso che proprio un’interpretazione del divo ribelle di Hollywood diretta da un maestro del cinema italiano sia stata scelta come immagine guida della kermesse, vista l’attenzione riservata dalla nuova direzione proprio all’America e all’Italia, come confermerebbe il grande numero di ospiti e titoli (sia opere prime e seconde, da sempre oggetto privilegiato della manifestazione torinese, sia restauri) provenienti dai due Paesi.
Senza ovviamente perdere di vista una vocazione cosmopolita e uscendo dai confini canonici del cinema europeo e anglosassone, è stata una, e una sola, l’idea a guidare l’operato di Base e del suo team di selezionatori e selezionatrici: quella di “memorabilità” dei film presentati, accompagnata a un loro generale sfoltimento (120 titoli contro i 200 della scorsa edizione, inseriti in sei sezioni). Cercando di far dialogare il passato glorioso del cinema con il suo presente e il prodotto di massa con quello di nicchia, Base inaugura la sua prima edizione da direttore (che vede per la prima volta più registe che registi nelle sezioni competitive) nel segno dell’accessibilità, cercando di attirare una platea di potenziali spettatori tra le più ampie possibili – e le star e i red carpet, in questo senso, sono indubbiamente alleati preziosi.
Alla luce di ciò, forse non è stato casuale anche un aggettivo utilizzato dal presidente Ghigo in riferimento alla natura di questa edizione ormai in procinto di iniziare: “scoppiettante”. Non resta allora che mettersi comodi, aspettare che si spengano le luci in sala e si accenda il proiettore: lo spettacolo del festival sta per cominciare.
Alessandro Pomati