Lo scambio, film diretto da Salvo Cuccia, è uno dei quattro film italiani presenti nella sezione Film in concorso del 33° Torino Film Festival.
Il soggetto prende spunto da una storia vera. Il regista lo ha scritto dopo diversi incontri con il magistrato Alfonso Sabella, durante i quali questi ha parlato di un omicidio di mafia in cui erano morti tre ragazzi, due dei quali sicuramente non avevano niente a che fare con la criminalità.
Il primo elemento straniante è che i personaggi della vicenda sono senza nomi: questo contribuisce ad amplificare l’ambiguità della trama. Il film inizia in medias res con una serie di dissolvenze incrociate di persone che camminano in un mercato cittadino. Qui, all’improvviso, entrano in scena due individui che freddano due ragazzi.
Nella sequenza successiva la vicenda si sposta in un Commissario di polizia, ma qualcosa non convince pienamente lo spettatore. Sebbene venga inquadrato più volte il distintivo di chi opera all’interno di questo luogo, ci sono alcuni elementi che destano perplessità, per cui nasce il dubbio che non si tratti di un vero Commissarriato. In un climax narrativo sul filo dell’ambiguità, arriviamo a pensare che chi sembra un servitore della legge, in realtà sia uno spietato boss mafioso. La conferma giunge poco dopo quando vediamo il presunto commissario in galera, sottoposto ad un interrogatorio.
A livello scenografico si gioca un’interessante contrapposizione tra interni molto austeri ed esterni in cui appare una Palermo assai degradata. Gli ambienti in cui si muove il falso commissario di polizia paiono ordinati e funzionali, ma proprio a causa del loro aspetto pulito e asettico suscitano nello spettatore un sottile senso di angoscia. Ogni personaggio ha un proprio doppio, chiunque può essere chiunque altro. E il regista non parteggia per nessuno.
Queste atmosfere magnificano il senso generale di indeterminatezza e incertezza entro il quale si dipana anche un nodo tematico molto significativo: e se la mafia sbagliasse obiettivo? Il commissario interroga un povero geometra che ha la sventura di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. E alla fine verrà ucciso. E’ questo momento esemplare a rivelarci come la mafia a volte possa sbagliare nel commettere un crimine. Molto probabilmente, ce lo dice già il titolo, è avvenuto uno scambio di persona.
Molto efficaci a livello visivo sono i numerosi cambi di fuoco che accrescono l’inquietudine e il senso di oppressione vissuto dai vari protagonisti. Notevole la sequenza della sparatoria che non viene mostrarla direttamente, lasciata fuori campo, in modo che lo spettatore sente soltanto gli spari.