Si è tenuta stamattina presso il laboratorio Quazza dell’Università degli Studi di Torino la proiezione di Triangle, il documentario diretto dalla palermitana Costanza Quatriglio.
A seguire ha avuto luogo una tavola rotonda moderata dal Prof. Franco Prono acui hanno partecipato la regista, Federica Turco, semiologa dell’Istituto Europeo di Design di Torino, Marcella Filippa, direttrice dell’ISMEL (Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro, dell’Impresa e dei Diritti Sociali), la filosofa Maria Concetta Sala e Giancarlo Gaeta, docente del Dipartimento di Studi Storici e Geografici dell’Università degli Studi di Firenze.
Federica Turco ha posto l’accento su come il documentario contribuisca a creare un immaginario collettivo attivando i meccanismi della memoria culturale. Il film della Quatriglio esplora la tensione generata tra la possibilità di memoria e la capacità di ricordare, trovando una sintesi nelle testimonianze che trasformano le storie individuali in Storia generale.
“La forza del film sta nel raccontare la visibilità e l’invisibilità delle donne”. Così esordisce Marcella Filippa, che apprezza il tentativo di Triangle di ridare dignità alle donne. Il film vuole dar nome alle cinque donne che sono morte nel crollo dell’edificio di Barletta in cui lavoravano, ricordandole attraverso la testimonianza di coloro che sono sopravvissute.
Maria Concetta Sala si è interrogata sulla bontà del sistema economico attuale (che ha messo profonde radici nel secolo scorso), basato su una forma di spersonalizzazione del lavoro e del sistema-salario. Nel film tanto le immagini di inizio Novecento quanto quelle recenti attuali sono caratterizzate dalla ripetitività alienante con cui i corpi delle donne vengono affiancati agli oggetti e alle merci. Rileva la filosofa: “Tutto ciò grida allo smarrimento dell’umano. Se la Quatriglio parla di tragedia del lavoro e il suo documentario va in quella direzione, Mariella [l’unica sopravvissuta al crollo di Barletta, N.d.R.] parla a partire dalla sua condizione di sopravvissuta”.
Il film ha la capacità di annullare le distanze spaziali e temporali, cosicché i contesti delle due vicende (le tragedie di New York nel 1911 e Barletta nel 2011) sono presenti, ma restano sullo sfondo. In tal modo il film è libero dagli obblighi della cronaca, approfondendo i vissuti delle donne protagoniste. Conclude Gaeta citando Hannah Arendt, secondo la quale ci sono due modi per capire le cose, uno prettamente conoscitivo e l’altro “a posteriori”, osservando gli effetti sui corpi. Costanza Quatriglio ha avuto la capacità di misurare i danni dell’economia attuale (morti bianche e sfruttamento della manodopera femminile) utilizzando un’ideale scala Mercalli che ha registrato le distorsioni del sistema capitalistico dell’Occidente.