Torino, 23 novembre 2015 – Gremita la sala Conferenze stampa del TFF per il briefing del film Oggi insieme domani anche inserito nella sezione Festa Mobile. Presenti la regista Antonietta De Lillo e le sue collaboratrici Maria Di Razza, Teresa Iarpoli, Erika Tasini e Fabiana Sargentini.
Antonietta De Lillo ha spiegato l’articolato progetto del “film partecipato” che ha portato alla realizzazione di Oggi insieme domani anche, mosaico di sguardi, volti e storie raccolte da numerosi autori in giro per l’Italia.
OIDA film partecipato è un progetto ideato e curato dalla stessa De Lillo attraverso frammenti di materiali diversi (documentari, inchieste, animazioni, immagini di attualità e di repertorio) che tratteggiano un ritratto dell’amore ai nostri tempi.
Ognuno dei registi coinvolti poteva girare senza vincoli e in totale libertà. Maria Di Razza, ad esempio, ha realizzato un lavoro di animazione, Forbici, presentato in oltre 70 festival e premiato con una menzione speciale ai Nastri D’Argento.
Fabiana Sargentini ha confessato la sua iniziale diffidenza nel lavorare ad un film partecipato. Ha girato sequenze molto brevi, ma è rimasta molto soddisfatta e sorpresa del risultato finale dal film. Secondo Fabiana, Antonietta De Lillo è riuscita a far dialogare molto bene i materiali eterogenei prodotti dai vari autori. Essi si sono intrecciati l’uno con l’altro, creando un film ipertestuale di grande intensità. Compartecipare a questa avventura collettiva mettendo da parte le diffidenze iniziali, le ha permesso a Sargentini di maturare umanamente e artisticamente.
Il tempo impiegato nella realizzazione del film è un elemento di grande interesse. De Lillo ha raccontato che sono occorsi quattro anni: un lavoro enorme che ha visto la collaborazione di una quarantina di registi complessivamente.
“Film partecipato” ha significato per i suoi autori anche cinema sostenibile, in cui le immagini non servono soltanto per creare un racconto, ma per comporre più racconti. Il cinema deve essere una realtà che si sviluppa nel tempo. Teresa Larpoli che ha partecipato al film attraverso un suo documentario intitolato Passo a due. Si tratta di un lavoro concluso due anni prima, che ha potuto ora riprendere vita e connotarsi con un nuovo significato.
Antonietta De Lillo ha spiegato che questo modo di relazionarsi agli altri va in controtendenza perché in genere ci consideriamo così fragili che abbiamo paura di toccarci. Ma dobbiamo imparare a fare un cinema partecipato, collettivo. Dobbiamo superare il concetto di autore che parla con sé stesso: aprirsi ai film partecipati è una possibilità per perseguire questo ideale.
La giornalista Anna Maria Pasetti si è complimentata con tutti coloro che hanno lavorato al progetto OIDA film partecipato, azzardando l’idea che esso generi indirettamente anche una sorta di archivio audiovisivo del presente.
La Pasetti ha chiesto di soddisfare una suacuriosità: da dove fosse partita l’idea iniziale del film partecipato e se per caso De Lillo avesse avuto in mente già un tema di partenza: “De Lillo aveva un quadro dell’amore che voleva raccontare oppure ciò che c’è nel film viene fuori dall’iniziativa degli autori?”
La regista ha risposto che il suo compito è stato quello di stimolare la creatività dei partecipanti al progetto. Si sono susseguiti una serie di workshop nella Casa del Cinema di Roma in cui inizialmente si sono presentati ottanta registi, arrivati poi agli step successivi solo in venti. L’unica richiesta di partenza era una log line in cui si narrasse una storia d’amore vera, non di finzione.
Cosa c’è ora in cantiere per il prossimo futuro? De lillo ha anticipato che a breve si rimetterà al lavoro. Ha, infatti, in cantiere un film di finzione nel cassetto da sette anni, e poi c’è un secondo progetto di film partecipato.
Fornara ha cercato di strappare alla cineasta maggiori informazioni su questa creatura in fieri, e la regista ha risposto che si tratta di un film sul mondo che ci accoglie, su come noi curiamo questo mondo e che, a breve, verrà diffusa una clip di presentazione del progetto stesso su mymovies: “Dobbiamo capire come trattiamo i nostri simili, ad esempio gli animali, ma dobbiamo anche parlare dell’animale che è in noi” .