La tristezza e la solitudine sono i denominatori comuni dei due personaggi principali del film, Betty e Danny.
Betty, la protagonista del film, è una ragazza sovrappeso che ha trovato lavoro come guardia addetta alla sicurezza notturna in un centro commerciale degli anni ’60. Un luogo perennemente vuoto.
Danny, il ragazzo di cui Betty si invaghisce (e che approfitta delle cure e delle attenzioni di lei), quando viene licenziato dal bar del centro commerciale, deve cercare donne a cui vendere i prodotti cosmetici dell’Avabor.
Le presenze dei due personaggi sono circondate unicamente da quelle di altri due ragazzi della sicurezza e dalla ragazza dell’ex barman. Figure che alla fine si riveleranno essere sostanzialmente degli ostacoli lungo le strade di Betty e di Danny, capaci solo di infierire o di saltare immediatamente alle conclusioni senza avviare alcun dialogo. Dei genitori di Betty poco o nulla si sa, se non che la madre è via per qualche giorno. Ma la sua sembra essere un’assenza costante e non momentanea. Presenze-assenze anche quelle delle sue amiche, mai inquadrate frontalmente, bensì di spalle e di cui si sentono solo i discorsi, futili.
Così come il numero dei personaggi è strettamente funzionale al racconto, anche le informazioni sul loro conto sono ridotte al minimo: i dialoghi avvengono spesso e volentieri attraverso la chat o, al limite, tramite telefonate.
Wexford Plaza è un dramma cupo, dalle inquadrature statiche, che sottolineano il vuoto e la solitudine di un mondo spento. Nonostante Betty e Danny provino davvero a cambiare la propria condizione per dare un senso all’esistenza, il destino si rivelerà amaro, riservando loro soltanto delusioni.