CONFERENZA STAMPA DI CHIUSURA DEL 35º TFF

Dopo nove giorni intensi, si conclude la trentacinquesima edizione del Torino Film Festival.

Emanuela Martini apre la conferenza stampa di Sabato 2 dicembre con i ringraziamenti ufficiali, prima di annunciare i premi collaterali del festival. La scuola Holden quest’anno assegna il Premio Scuola Holden per la miglior sceneggiatura del concorso Torino 35 a The Death of Stalin di Armando Iannucci, definendolo “una rivisitazione di un pezzo di storia terribile stravolta nel comico (addirittura british) e sostenuta da una sceneggiatura classicamente compatta”.

Anche il Premio Achille Valdata per il miglior film di Torino 35 va al film di Iannucci, “per aver affrontato con ironia e cinismo una drammatica pagina di storia”.

Il premio Avanti va a Don’t forget me di Ram Nehari “per la capacità dell’autore e del suo cast di narrare la favola possibile tra due sognatori scombinati, costruita partendo da un’esperienza di prima mano con il disagio mentale, attraverso uno sguardo immersivo che si astiene dal giudicare e ricorda, senza rinunciare ai toni ironici, perfino dark, il discrimine sottile che c’è tra normalità e malattia”.

Foto con il cast di Don't Forget Me TFF35
I due protagonisti e il regista di Don’t forget me con alcuni dei nostri colleghi.

Il Premio Gli occhiali di Gandhi è un ex aequo per Talien di Elia Mouatamid e Balon di Pasquale Scimeca con la seguente motivazione per entrambi: “il viaggio forzato in fuga dall’Africa e quello volontario del ritorno in Marocco ci restituiscono uno sguardo complementare su un tema cruciale che nessun cittadino europeo può più ignorare; persone, affetti, storie rese con drammaticità e leggerezza, laddove troppo spesso incontriamo solo numeri e stereotipi”. La giuria assegna anche una menzione speciale a A fábrica de nada di Pedro Pinho “per aver mostrato la difficoltà di un autentico processo democratico che diventa una reale opportunità nella ridefinizione condivisa dei valori e dei bisogni personali e sociali, cioè una dimostrazione di un cinema che diventa strumento attivo di cambiamento”.

Il Premio Interfedi va a À voix haute di  Stéphane de Freitas per aver rappresentato “un atto di fede verso il potere della parola, strumento per superare in contesti difficili e dare speranza per il futuro”; la giuria assegna una menzione d’onore a Don’t forget me per aver reso “l’incontro tra due situazioni di disagio con un’ottima interpretazione”.

Dopo l’assegnazione dei premi collaterali, Emanuela Martini  si dice soddisfatta del festival, della risposta del pubblico “misto e bellissimo” di Torino, un pubblico che ha visto personalmente nelle sale, nelle file, che “è rimasto compatto e forte sul concorso”, nonostante fosse composto, come ogni anno, per lo più da totali scoperte. Ringrazia quindi chi ha seguito il festival e gli addetti ai lavori e, a chi le chiede se l’eliminazione del cinema Lux quest’anno abbia avuto effettivamente ripercussioni, risponde che, a prescindere dai numeri (ancora non disponibili), le problematicità delle molte sale piene possano essere dovute ad un’ottima risposta del pubblico più che alla mancanza di sale in più. Confessa, inoltre, di volersi ricandidare per la prossima edizione del festival, consapevole di aver ancora molto da dare a un’esperienza che, a sua volta, le ha dato molto nel corso degli anni.

Già confermate le date della trentaseiesima edizione del festival (23/11-1/12), mentre rimane sospesa la questione dell’elezione del nuovo Direttore del Museo Nazionale del Cinema che dovrebbe avvenire entro due o tre mesi. Un festival come il TFF, dice Martini, necessita in ogni caso di un anno per essere organizzato, perciò la macchina organizzativa inizierà ad avviarsi non appena sarà la direzione del Museo sarà stabilita.

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