Ogni giorno migliaia di persone si svegliano, prendono l’auto e si recano suoi posti di lavoro o allo stadio. Questa la nostra routine quotidiana, fatta di gesti compiuti senza pensarci, eppure intorno a noi c’è un mondo che continua il suo ciclo. Demetrio Giacomelli con il suo documentario Diorama ci racconta proprio questo mondo invisibile, che vive insieme e accanto a noi, nei nostri luoghi di lavoro o di svago e pure sotto le nostre automobili.
Il documentario, diviso in tre sezioni, affronta altrettante storie di contrasto tra il mondo animale e il mondo civilizzato: uno stormo di rondini che ha deciso di fare il nido tra le mura dello stadio San Siro a Milano; i rospi che nei periodi più caldi dell’anno si avviano verso il lago, rischiando immancabilmente di diventare macchie sull’asfalto, uccisi da macchine ignare di quello che accade sotto di loro; una famiglia di cicogne, che da diversi anni a questa parte ha deciso di stabilire il proprio nido all’interno della Farmabios, un’azienda farmaceutica ad alta industrializzazione. Ci sono poche parole in questo racconto del regno animale, e i pochi uomini che hanno voce parlano per conto delle bestie, raccontandoci l’epopea del loro ciclo vitale, sovrapponendo lo sguardo di questi con il proprio.
Sovrimpressione è la parola chiave per capire quest’opera, non soltanto in un senso metaforico (unire mondo animale e uomo), o degli habitat – un’azienda di acciaio e cemento diventa il luogo ideale per la sopravvivenza dei volatili; ma anche sovrimpressione tecnica. Il film fa infatti largo impiego di questo ed altri espedienti per veicolare il messaggio, attraverso uno splendido utilizzo del montaggio che, accostando differenti immagini al mondo della natura, riesce a pungere lo spettatore spingendolo a riflettere sulla condizione di queste creature senza voce. A questo scopo si piega anche l’utilizzo dei suoni e delle immagini: i suoni naturali sono melodici ed eleganti, il cinguettio degli uccelli in volo, lo scorrere dell’acqua, il gracidare dei rospi nello stagno. Quelli prodotti dal mondo degli uomini sono invece violenti, fastidiosi e disturbanti, luci sfocate delle auto che corrono in direzione della macchina da presa, il fragore degli pneumatici sull’asfalto, l’urlo stridulo di una sirena nella fabbrica. Suoni sapientemente enfatizzati dal regista che nel buio della sala risultano particolarmente fastidiosi e potenti, creando un disagio nello spettatore che riesce così a immedesimarsi (almeno in parte) in quello che gli animali provano nel costante contatto con la nostra civiltà industrializzata.
Diorama è un bellissimo lavoro di montaggio che riesce ad indagare una realtà tanto vicina a noi quanto dimenticata, mostrandoci la poesia che quotidianamente si nasconde nelle nostre città.