La 35° edizione del Torino Film Festival ha reso omaggio, con una retrospettiva quasi completa, al maestro Brian De Palma, uno dei registi amati dalla direttrice del festival Emanuela Martini, la quale lo ha definito così: «De Palma è un mago dello schermo, uno di quei registi ai quali è quasi sempre riuscita la magia di tenere lo spettatore attaccato alla sedia con gli occhi fissi sullo schermo , un maestro di stile, erede di Hitchcock, ma anche di Godard e di Ejzenštein».Nato nel New Jersey, nel 1940, De Palma è tra i registi che hanno contribuito al rinnovamento del cinema americano (la cosiddetta New Hollywood); come sottolineato più volte dal suo amico e collega Martin Scorsese, De Palma riesce a raccontare una storia per mezzo della cinepresa. Tra il 1960 ed il 1962, il giovane De Palma realizza tre cortometraggi (Icarus, 660121. The Story of an IBM Card e Woton’s Wake, quest’ultimo presente nella retrospettiva torinese); questi lavori sono delle vere e proprie sperimentazioni, dove l’amore per il cinema si amalgama ad un linguaggio personale al limite estremo del virtuosismo. Nel 1963 De Palma realizza il suo primo film: The Wedding Party (co-diretto con il professore di teatro Wilford Leach e la studentessa Cynthia Munroe) ma distribuito solamente nel 1969 per il fallimento della casa di produzione. È un esordio significato che oltre a rivelare la natura cinefila di De Palma (il film è una sorta di rielaborazione creativa in salsa slapstick de Il padre della sposa) dimostra tutta la voglia del giovane regista di scandagliare e approfondire il linguaggio cinematografico: fast motion, ralenti, freeze frame e montaggio alternato la fanno da padrone. Murder à la Mod, del 1968, è invece il primo lungometraggio ad essere distribuito in sala, De Palma continua con la sua crescita tecnico-stilistica, ed anticipa alcune tematiche che verranno riprese nel 1981 in Blow Out, da molti definito un capolavoro “teorico”.
Nella sua interminabile filmografia, troviamo tantissimi cult: Sisters (Le due sorelle), il primo thriller-horror di chiara derivazione hitchcockiana, Phantom of the Paradise (Il fantasma del palcoscenico), con cui si fa notare dal pubblico internazionale dove horror, musical e commedia si amalgamano alla perfezione; Carrie (Carrie, lo sguardo di Satana), primo racconto di Stephen King ad essere adattato sul grande schermo, è ormai entrato nell’immaginario collettivo a tal punto da essere considerato un grande classico dell’horror moderno dove De Palma regala allo spettatore una regia ricca di tecnicismi tra cui i celeberrimi split screen. Del 1980 è invece Dressed to Kill (Vestito per uccidere), grande successo commerciale, thriller erotico che richiama sia il tema del doppio sia l’amore per Hitchcock (in particolar modo Psycho), e poi Body Double (Omicidio a luci rosse), Scarface, The Untouchables (Gli intoccabili), per arrivare al primo Mission: Impossible, The Black Dahlia, Redacted, Leone d’Argento a Venezia, fino al recente Passion del 2012.
Brian De Palma è senza riserva un grandissimo maestro della settima arte, è stato in grado di riesaminare in chiave innovativa e personale la lezione delle avanguardie degli anni Sessanta e dei maestri del cinema classico; il suo è un cinema variegato e poliedrico. La sua voglia di sperimentare non si è mai esaurita, spaziando tra i generi più diversi, dal thriller all’horror, dalla commedia all’action movie.