Il Lovers Film Festival ha organizzato per martedì 24 aprile l’evento speciale Fronte del corpo. Un dialogo tra Concita De Gregorio, giurata del Concorso internazionale lungometraggi e Lucia Mascino, membro della giuria del Concorso internazionale documentari, in compagnia di Irene Dionisio, direttrice del festival, impegnate in un dialogo aperto con il pubblico sui confini del corpo attoriale
Molti i temi affrontati nel corso dell’incontro, a partire dalle opinioni di Mascino sui documentari visti nella sua sezione, che le hanno suscitato emozioni controverse e l’hanno portata a chiedersi se l’ambito specifico di cui tratta il festival possa rappresentare una limitazione.
Si è discusso quindi della categorizzazione dell’identità, auspicando un mondo che parta dalla singola individualità, senza divisioni in categorie e in cui possano essere dati per scontati aspetti che oggi vengono interpretati come segni di diversità. Concita De Gregorio ha sottolineato l’importanza della militanza e del sentire proprie determinate battaglie, affermando che “una cosa ti riguarda quando mentre tu la guardi lei ti guarda”.
Irene Dionisio a questo proposito ha rimarcato l’importanza della nascita del corso di Storia dell’Omosessualità presso l’Università degli Studi di Torino e sottolineato quanto sia fondamentale la comunicazione con i giovani in sedi come il festival, che permettono di trattare determinate tematiche attraverso dei film in cui si affrontano questi temi con delicatezza e incisività.
Venendo al tema centrale del dibattito, alla domanda di De Gregorio sul rapporto con il proprio corpo, Mascino ha rivelato di avere spesso difficoltà a sentirsi a proprio agio. Il suo è un corpo muscoloso che le permette di ottenere parti di donne forti e decise, ma che non sempre rispecchiano la sua personalità. L’attrice ha inoltre affermato di essere spesso accompagnata nella vita quotidiana dai personaggi che sta interpretando al cinema o a teatro, che arricchiscono di sfumature della sua personalità.
Dopo l’incontro, il pubblico ha avuto la possibilità di assistere alla proiezione del documentario McKellen: Playing the Part di Joe Stephenson, dedicato all’attore Ian McKellen e alla sua straordinaria carriera di successi.
Il corpo dell’attore può vivere infinite esistenze e modellarsi in base a queste. L’identità dell’uomo prescinde da quella del personaggio, ma al contempo coesiste assieme ad essa. Il film dedicato a McKellen ripercorre la vita artistica e privata di un attore che ha fatto della finzione la sua realtà, dedicando ogni momento della sua vita alla recitazione.
Attore da sempre, McKellen ha compreso di voler diventare un professionista in seguito alla recensioni positive elargitegli dai quotidiani durante il periodo trascorso all’Università di Cambridge. La voce di Ian, posata, grave, intensa ed ironica accompagna immagini che si susseguono attraverso un montaggio molto serrato e trasportano lo spettatore su tanti palcoscenici, insieme ai molti personaggi che lui ha incarnato e che in lui esistono e convivono ancora.
Dal teatro, al cinema, al coming out ,avvenuto all’età di 49 anni, ogni passaggio del racconto ci è mostrato, oltre che dai video delle sue performance e dalle ricostruzioni interpretate da attori, attraverso dei primi e primissimi piani di McKellen stesso, che appare commosso quando ricorda i vecchi amori, la morte dei genitori e gli accadimenti più emozionanti che si sono susseguiti nella sua vita.
Per molti anni non ha avuto il coraggio di rivelare pubblicamente la sua sessualità, ma in età adulta, a causa del diffondersi dell’Aids e della Section 28 (una direttiva amministrativa del 1988, varata dal governo Margaret Thatcher che proibiva “la promozione intenzionale dell’omosessualità” da parte di qualsiasi autorità locale), decise di farsi avanti e di diventare portavoce della protesta, comprendendo che la sua posizione di attore avrebbe potuto dare una voce più incisiva a questa battaglia.
Oggi, all’età di 78 anni, Ian McKellen non ha figli e non ha un partner, ma ha deciso di dedicare il tempo della sua vita di uomo maturo alla divulgazione nelle scuole, per trasmettere alle nuove generazioni la sua esperienza.
McKellen: Playing the part ci accompagna nelle strade appassionate dell’anima di un attore che si mostra al pubblico come uomo; le maschere cadono e lasciano spazio al volto sincero di una persona anziana, che conosce la vita e di vite ne ha vissute tante.
I costumi, il trucco, i copioni, le battaglie per essere se stesso e lasciare agli altri la possibilità di scegliere, sono i più preziosi tesori della sua esistenza. Il palcoscenico è stato per lui una casa, un porto sicuro, il luogo in cui essere tutti e nessuno, in cui esprimere le emozioni più recondite, il posto della sua vita.