Il rapporto tra un documentarista e i soggetti che filma è fondamentale per la buona riuscita di un progetto: nel caso di Marie Losier e di Cassandro, personalità della lucha libre e protagonista di questo film in concorso per la sezione TFFDoc/Internazionale, ci troviamo di fronte a un’amicizia nata sei anni fa e che continua tuttora.Losier ha raccontato al Q&A al Cinema Massimo di aver conosciuto il luchador nel 2012 a Los Angeles, dove la regista si trovava a presentare il suo film precedente, The Ballad of Genesis and Lady Jaye. Invitata a un evento di lucha libre cabaret, scoprì un mondo pressoché sconosciuto in Europa e conobbe Cassandro, una persona tanto interessante da farle accantonare un progetto su una musicista canadese, Peaches.
Da quell’incontro prende le mosse un progetto portato avanti per circa sei anni, di cui un anno e mezzo dedicato soltanto al montaggio della quantità impressionante di materiale raccolto. Losier ha infatti seguito molto a lungo Cassandro con una cinepresa da 16mm, diventandone amica e guadagnandosi la sua fiducia: il risultato è un documentario intimo, organico e visivamente splendido su un lottatore nel vero senso della parola.
Cassandro, nome da ring di Saúl Armendáriz, è un uomo di frontiera, nato e cresciuto a El Paso da una famiglia originaria di Juárez, che si esibisce reclamando il titolo di exotico. Gli exoticos sono dei luchadores che fin dagli Anni Quaranta si esibiscono mettendo in scena degli stereotipi sugli omosessuali, pur non essendolo. Cassandro è invece fieramente ed apertamente omosessuale, e purtroppo questo ha significato e significa ancora oggi fronteggiare molta ostilità, ma il suo atteggiamento è sempre stato incredibilmente combattivo. Losier si trova a seguire Cassandro in un periodo delicatissimo della sua carriera, in cui la sua salute gli impedisce di combattere senza atroci dolori e la sua sobrietà, preservata per dieci anni, comincia a vacillare.
Losier ha riferito di essere stata colpita dalla convivenza, in Cassandro, di una evidente dolcezza con la violenza dirompente tipica dei luchadores. Questo aspetto emerge nel film grazie alla compresenza di due registri iconografici: immagini delicatamente strazianti per la loro bellezza da cui traspare la sensibilità pittorica di Losier – che ha dichiarato di aver creato volutamente dei tableaux vivants – insieme alle immagini aspre degli incontri di lucha libre, pericolosi e molto difficili da catturare, soprattutto con i 16mm. Vortici di immagini talvolta si susseguono a ritmo serrato, a rappresentare tutti gli elementi apparentemente contrastanti che convivono in Cassandro: è profondamente cattolico ma pratica anche gli antichi riti mesoamericani della sua gente, mescola il folklore messicano al glamour delle drag queen, è pieno di energia ma incline a periodi di depressione molto gravi.
La presenza della regista nel film è inoltre una caratteristica importante: Losier ha dichiarato di aver tentato di cancellarsi dal film rimuovendo la sua voce, ma di non averne avuto il cuore: Cassandro sarebbe risultato terribilmente solo, e la regista ha dunque preservato i suoi interventi nel film insieme a delle vere e proprie chiamate di Skype con Cassandro.
Il film ha ridato a Cassandro l’energia per andare avanti e lo ha riportato alla fama in Messico: è sorprendente quanto il cinema possa cambiare la vita delle persone.