Alternativa di pregio per contrastare la nostalgia di fine vacanze, Concorto Film Festival macina edizioni – dal 17 al 24 agosto si è svolta la diciottesima – e riscuote consenso di pubblico e critica con il suo programma interamente dedicato a valorizzare la forma cinematografica del cortometraggio. I dati confermano la bontà di questa operazione: 49 film in concorso, tra cui ben 13 prime italiane, provenienti da 30 paesi diversi, per un Festival votato all’internazionalità, la stessa piacevolmente avvertita durante le giornate. Le opere sono proiettate en plein air nella suggestiva cornice di Parco Raggio a Pontenure – una manciata di chilometri da Piacenza- che, con un arredamento misurato e ospitale, si colora di sfumature uniche.
Appassionati e addetti ai lavori hanno constatato l’alta qualità della selezione nella quale si nota l’impronta di un team fresco e competente, attento a restituire vitalità e pluralità di sguardi. Il programma amalgama opere di finzione, d’animazione e documentari favorendo così una pratica di fruizione gradevolmente immersiva. Per ovvie ragioni, sarebbe complicato tratteggiare un quadro esaustivo di tutti i corti ed è quindi preferibile offrire qualche spunto. Infatti, Concorto, che vanta la passata partecipazione di “colossi” del calibro di Denis Villeneuve e Werner Herzog, si conferma fucina di talento puro, talvolta purissimo. C’è stato l’ottimo Suc de Sindria di Irene Moray, reduce dalla scorsa Berlinale, che affronta, calandosi con discrezione nel rapporto di una giovane coppia, un tema complesso con una mistione unica di consapevolezza e acuta sensibilità. Poi, ancora, c’è stato l’atteso Olla, cortometraggio d’esordio alla regia dell’attrice Ariane Labed, moglie di Yorgos Lanthimos, la quale incastra la protagonista in un contesto familiare stagnante, ricorrendo talvolta al registro grottesco. Tra i meritevoli di segnalazione, Gli anni di Sara Fgaier, già collaboratrice, come aiuto regia e montatrice, di Pietro Marcello. Film di montaggio, insignito agli oscar europei, è un atto creativo, che parte da immagini di archivio di filmini familiari della Cineteca Sarda. Le sequenze, attraversate dalla voice over della stessa regista che recita Gli Anni di Annie Ernaux , suggeriscono una riflessione sul tempo che passa dal particolare all’universale. Non sono mancati corti più distesi come la gustosissima commedia svedese Hur Det Känns Att Vara Bakis (How it feels to be hungover) di Viktor Hertz che immagina, in piena egemonia mediale di Instagram, una clinica per gestire e smaltire i postumi da ubriacatura. Una chicca finale, zenit emotivo della serata conclusiva e del Festival, è stata la proiezione di La jetée di Chris Marker, splendido corto di fantascienza, a formato photo–roman, musicato dal vivo dal gruppo pavese Cinestesie.
Capitolo corti d’animazione: un cenno doveroso ad una grande firma dell’animazione nostrana, ossia Donato Sansone, che porta a Concorto Bavure, con il suo pennello-demiurgo che scandisce la ciclicità umana. Ci sono poi altri lavori di rilievo come Acid Rain di Tomasz Popakul che cattura lo spettatore in un trip allucinogeno e psichedelico al punto giusto. Infine l’animazione sperimentale, “punkeggiante” e “buggata”, Fest, l’ultima fatica di Nikita Diakur, virtuoso quanto talentuoso artigiano della computer graphic.
A corredo delle proiezioni in concorso, altri corti, raccolti in focus tematici e allocati – una parte di essi – nello storico Palazzo Ghizzoni, sono stati accurati e pregnanti. Qui si vuole rammentare la curatela Absolute Beginners di Carlotta Magistris che condensa la sua selezione attorno al tema del coming of age intesa come cesura, trapasso che rende il Sé e/o la sua percezione in una sorta limbo nell’obbligatorio processo di metabolizzazione dei cambiamenti. La rassegna, che permette di recuperare film già presentati nel circuito festivaliero, come Fauve di Jeremy Comte e Kado di Aditya Ahmad, spazia attraverso estetiche e prospettive diverse: dalle magistrali sequenze, che stillano placida incomunicabilità e distanza che si fa siderale, di Verde di Victoria Rivera fino alla situazione stravagante e all’atmosfera sospesa di Desaliento del cineasta spagnolo Pinky Alonso.
Premi e menzioni di Concorto 2019 sono disponibili qui, mentre l’intento di questo scritto è tentare di restituire quella pluralità di sguardi e suggestioni, marca identitaria del Festival. L’Asino di Concorto gode di ottima salute e vola verso la diciannovesima edizione.