“MS. WHITE LIGHT” DI PAUL SHOULBERG

«Death is thriving», ossia «Il business della morte va alla grande», afferma cinicamente – ma a ragion veduta – Spencer, un medium interpretato da Zachary Spicer, che ha anche prodotto il film. Lo stesso potrebbe dirsi dei film che trattano questa tematica: è raro trovarvi un approccio originale per quanto concerne la sempreverde questione della fine della vita, ma la seconda esperienza da regista di Paul Shoulberg riesce a distinguersi in positivo.

Lex Cordova (Roberta Colindrez) lavora con suo padre Gary (John Ortiz) in una piccola azienda specializzata nell’offrire conforto negli ultimi momenti di vita con straordinaria empatia. Ciò che le viene difficile e le costa – letteralmente – qualche pugno sul naso, è relazionarsi con i vivi e soprattutto con i parenti dei deceduti, spesso colpevoli ai suoi occhi di non aver prestato sufficiente attenzione ai loro cari mentre erano in vita, tanto da richiedere il suo aiuto.

Il mestiere di Lex, come riferito da Zachary Spicer durante la conferenza stampa del 24 novembre, sorprendentemente non è stato inventato da Shoulberg e Spicer; entrambi si sono confrontati con la morte nei mesi che hanno preceduto la realizzazione del film (girato per lo più in un magazzino) e Spicer ritiene che l’esperienza li abbia aiutati a esorcizzare il lutto e a concentrarsi su ciò che rimane di coloro che continuiamo ad amare nonostante la loro assenza.

L’attore e produttore Zachary Spicer alla conferenza stampa del Torino Film Festival

Per via di una grave perdita subita in giovane età e mai affrontata, Lex ha l’impulso di confrontarsi costantemente con la morte, ma tenendola a distanza e provando empatia soltanto per coloro che è già pronta a perdere in partenza, facendo un lavoro che lei stessa non vorrebbe esistesse. Questo limbo è ben reso dall’ottima interpretazione di Colindrez e del resto del cast, ma anche dalla brillante sceneggiatura di Shoulberg e dalla fotografia: la prima parte del film è infatti caratterizzata da inquadrature fisse e da una simmetria che si riflette anche nei vestiti di Lex e Gary. Questi “quadri” assomigliano all’allestimento di una pièce teatrale e sono dunque perfetti nel mostrare plasticamente i limiti che Lex si autoimpone per tenere in ordine una vita nient’affatto ordinaria.

Quando però entrano in scena le clienti Nora (Carson Meyer) e Val (Judith Light), Lex vede i muri che aveva eretto per proteggersi crollare: ecco che la simmetria si rompe, lasciando spazio a grandi movimenti di macchina. Sta a Lex decidere se iniziare a vivere per se stessa o rimanere per gli altri l’ultima luce bianca menzionata nel titolo.

Beatrice Ceravolo

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