Jenna (Tatiana Maslany) e Leon (Jay Duplass) si conoscono quando sono studenti. Lui vuole fare il fotografo, lei ancora non lo sa, ma secondo Leon ha un futuro da produttrice. Jenna e Leon si piacciono, si amano, fanno discorsi seri. Finiscono per stare insieme sei anni; poi scoprono il muro che ormai li divide.
Pink Wall è un dramma quotidiano, di quelli che prima o poi toccano tutti. Perché la storia fra Jenna e Leon inizia come tante, come un’avventura imprevista, in un locale pieno di gente. Poi però quell’avventura continua e, come tutte le storie lunghe e sbagliate, finisce col corrodere da dentro. Pink Wall racconta quel tipo di storia: quella che cambia fino al non essere più sé stessi.
L’esordio alla regia di Tom Cullen è una storia delicata e malinconica, il cui unico difetto è, forse, la mancanza di una scintilla che la renda unica, come ogni relazione. La relazione di Jenna e Leon è raccontata attraverso sei episodi, uno per ogni anno passato insieme, che si susseguono in ordine non cronologico, costringendo lo spettatore a riordinare i tasselli che portano al crollo della coppia.
Cullen racconta “dall’interno” della coppia, inquadrando i suoi protagonisti sempre da molto vicino, spesso in ambienti stretti, familiari. Jenna e Leon sono praticamente gli unici personaggi del film: le uniche altre persone, se si vedono, non sono che comparse sullo sfondo (fatta forse eccezione per la migliore amica di Jenna). Quanto a loro, sono certamente una coppia atipica, o forse un tentativo di raccontare una tipica coppia del nuovo millennio: forte e ostinata lei, troppo debole per farcela lui. Combinazione che porta entrambi a tentativi goffi di riprendersi il proprio ruolo nella coppia, ovviamente peggiorando la situazione.
Pink wall dipinge così una storia ovattata di due persone, in fondo, troppo fragili. Tanto da diventare ombre, silhouettes dietro a un muro rosa che riesce a tracciare la fine di tutto.
Cristina Danini