Dopo aver riscosso un discreto successo nel 2015 con il film Mr. Holmes. Il mistero del caso irrisolto, adattamento del libro di Mitch Cullin, Bill Condon si cimenta nuovamente in una trasposizione cinematografica. Tratto dall’omonimo romanzo di Nicholas Searle, The Good Liar è un thriller drammatico che vede per la prima volta insieme sul grande schermo due attori del calibro di Helen Mirren e Ian McKellen.
Il titolo anticipa ed esplicita il fulcro tematico su cui ruota l’intera vicenda. Infatti già durante i titoli di apertura si vedono i due protagonisti interagire online attraverso un sito di incontri. Nel creare ciascuno il proprio profilo subito si rivelano entrambi dei bugiardi. Roy Courtney (McKellen) si dichiara non fumatore mentre si porta alla bocca una sigaretta, così come Betty McLeish (Mirren) si definisce astemia mentre sorseggia un calice di vino. Piccole bugie che introducono lo spettatore in quella che sarà un’escalation di menzogne.
A partire dalle prime sequenze il film assume il punto di vista di Roy che si rivela essere un truffatore di talento e un bugiardo di grande esperienza. Il suo reale intento è quello di insinuarsi nello stile di vita noioso e suburbano di Betty per raggirarla, l’ultimo grande colpo con cui coronare una vita di imbrogli e vivere una lussuosa pensione. La signora McLeish sembra la vittima perfetta: sola, malata e disponibile ed è proprio qui che ha inizio l’inganno.
La collaborazione di lunga data tra il regista statunitense e l’attore shakespeariano raggiunge qui un perfetto equilibrio in cui la regia del primo esalta la recitazione del secondo. Ciò non fa passare in secondo piano l’interpretazione della Mirren, i cui sguardi freddi e le dure espressioni sono piccoli ma significativi indizi che il regista dissemina lungo il film per far sorgere nello spettatore il sospetto su chi sia tra i due il vero orchestratore di questo inganno perfetto. Condon usa una regia pulita e trasparente che fa emergere l’abilità dei due attori regalando così al pubblico un intricato gioco di matriosche dove diventa sempre più difficile distinguere la realtà dalla finzione, la sincerità dalla disonestà.
Una storia di verità e inganno ma soprattutto una storia di vendetta e rivalsa che ridefinisce continuamente il rapporto tra vittima e carnefice. Rapporto che si eleva dal semplice ambiente domestico assumendo connotati storici e universali. Infatti, attraverso due flashback, il regista riporta Roy e Betty al loro passato, in una Germania nazista, prima e dopo la guerra. Un passato doloroso su cui poi si innesterà il colpo di scena finale.
The Good Liar risulta dunque un dramma intimo con momenti di ironia e picchi di violenza. Un thriller costruito non tanto sulla suspense ma sullo scontro intellettivo tra Betty e Roy e su quello attoriale tra Mirren e McKellen, che prende il sopravvento sulla sceneggiatura e sulla regia. Per questo istintivamente il film di Condon può risultare non molto brillante e a tratti prevedibile. In realtà, come Betty ricorda nell’ultima inquadratura, bisogna stare attenti perché «è molto più profondo di quello che sembra».
Maria Bruna Moliterni
Recensione acuta ed accattivante. Invoglia ad andare a vedere il film
Intelligente interpretazione, suffragata dalla padronanza delle tecniche cinematografiche. Media limiti e pregi del film all’interno di un’argomentazione accorta e puntuale.