“WET SEASON” DI ANTHONY CHEN

Wet Season è l’opera seconda di Anthony Chen, regista malesiano già vincitore a Cannes del premio Camera d’Or nel 2012 con Ilo Ilo. È la stagione dei monsoni in Malesia, le piogge non accennano a fermarsi, si formano specchi d’acqua che riflettono ed amplificano lo stato d’animo dei personaggi che popolano questa pellicola.

Ling (Yann Yann Leo) è un’insegnante di cinese mandarino in una scuola d’alto borgo dove gli studenti stentano nel cinese scritto, coltivando maggiormente la lingua inglese, come si addice alla parte di popolazione benestante che rappresentano. L’unico che dimostra gentilezza nei confronti della professoressa è Weilun (Jia Ler Koh) che però rischia la bocciatura: è interessato alla materia non tanto per desiderio di accrescimento culturale, ma più per poter passare del tempo con la signora Ling che gli riserva particolari attenzioni. Ling vive in un contesto familiare difficile, si deve occupare costantemente del suocero disabile e di un marito che la ripudia in quanto donna sterile. Forse è proprio l’assenza di prospettiva di poter avere un figlio che la porta a dare particolari attenzioni al suo studente, un’intima necessità di concedersi a qualcuno, soprattutto dopo la morte del suocero.

Il clima a Singapore è caldo tutto l’anno e la stagione delle piogge è un evento, è un momento di cambiamento e il gioco di specchi continua. Anche i protagonisti cambiano: Weilun è un adolescente che ribolle di passioni, mentre per Ling il cambiamento rappresenta la possibilità di abbracciare un po’ della libertà che ritrova nell’innocenza del suo studente. Il rapporto tra i due ben presto assume connotazioni equivoche, trovando l’intimità negli ambienti riparati dalla pioggia, metafora del mondo esterno dal quale vogliono alienarsi. È questo rapporto esterno/interno una delle chiavi registiche del film, che obbliga lo spettatore a una visione sempre guidata e mai libera di spaziare nella panoramica dell’inquadratura.

L’acqua è sempre presente e, seppur spesso solo accennata, occupa la quasi totalità del sonoro del film. A dispetto però del suo apparire così fragile e delicata, nasconde una forza inarrestabile, che le permette di insinuarsi in qualsiasi fessura. Ling e Weilun rischiano di affogare: è necessario un addio. Il finale li vede sotto la pioggia, il loro rapporto sublimato in un abbraccio per la prima volta sincero, senza secondi fini. È l’ultima volta in cui si vedono, è anche l’ultima pioggia, non è più tempo di cambiamenti…è finita la Wet season.

di Samuele Zucchet

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