“LIEVITO” DI CYOP&KAF

Il duo di street artist napoletani Cyop&kaf torna al cinema con un nuovo documentario, dopo il premiato Il segreto (2013), presentato alla 31esima edizione del Torino Film Festival. Il nuovo film, Lievito, è il risultato di una riflessione ventennale. Seguendo con la telecamera le giornate di una colonia estiva, un laboratorio teatrale all’interno di uno spazio museale e un dojo di judo, i registi si interrogano sulle pratiche educative, partendo dal grado zero della relazione allievo-maestro.

Il film decide di distaccarsi dall’ambiente della strada napoletana, protagonista dell’opera precedente, e di lasciare ai margini del discorso anche le istituzioni di scuola e famiglia, per intraprendere consapevolmente una quarta strada. Uno spazio intermedio fatto di Maestri operosi che da generazioni scelgono metodi educativi alternativi e sotterranei, che trovano il loro fondamento nel concetto di relazione. Una relazione tra adulto e giovane che non è mai un’imposizione ma sempre uno scambio, un apprendere reciproco, una dedizione che porta all’inversione dei ruoli, con l’allievo che diventa maestro, guida. La stessa paziente devozione diviene la misura con cui i registi scelgono di avvicinarsi alla materia. Sono silenti e religiosi osservatori, si avvicinano ai loro molteplici protagonisti, ritagliandone corpi e sguardi, immergendosi nel buio e nelle luci al loro ritmo. Eppure hanno una voce, la loro presenza non passa inosservata: viene intercettata da occhi che incrociano l’obiettivo e interpellata come parte integrante del percorso di formazione. Costruiscono un loro personale rapporto con i soggetti che, oltre ad affrontare un cammino di crescita, ripongono la propria fiducia nei due artisti accettando di venire immortalati in questo loro divenire così prezioso.

Lievito ci mostra un mosaico di storie, di ragazzi dalle più disparate provenienze sociali ed esperienze, accomunati dal contesto di una città peculiare come Napoli e dall’aver incrociato delle realtà che pongono le loro radici – a Napoli come altrove – in un passato purtroppo forse più glorioso del presente. Ed è questa l’amarezza del documentario. Cyop&kaf, col loro occhio socchiuso nello spazio di un 4:3, lasciano volontariamente fuori tutto il resto: la cornice, la risonanza sociale, il dopo, il cambiamento, la messa in dubbio, il progetto futuro. Ci suggeriscono tacitamente che la parola che aleggia sorda è: “fallimentare”. Fallimentare come spesso sono destinate a essere queste esperienze che vanno contro un insegnare ormai troppo istituzionalizzato, che non vede più nel rapporto, nello scambio, nel teatro in tutte le sue accezioni la vera matrice del cambiamento. La vera matrice dell’essenziale “lievitare” dei giovani, soprattutto di quelli che meno sperano di averne una possibilità.
Eppure i materiali di archivio che contrappuntano il film ci ricordano che i Maestri sono sempre esistiti e sempre esisteranno e ci invitano a non dimenticare che l’educazione così come il cinema sono una necessità ed un’azione politica.

Ada Turco

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