Impossibile non avere delle perplessità dopo aver visto AmicheMai (2024) di Maurizio Nichetti, regista, sceneggiatore, attore noto ai più per la sua comicità surreale, tornato alla regia dopo venti tre anni dal suo ultimo film Honolulu Baby (2001) con una commedia on the road che vede due protagoniste interpretate da Angela Finocchiaro e Serra Yilmaz.
Nichetti applica un espediente narrativo metacinematografico peculiare, facendo raccontare parte della storia a due content creators che documentano da dietro le quinte le riprese del film, in una storia che rompe il ritmo naturale della narrazione principale. Nella prima parte, la vicenda di Anna, veterinaria che vuole riallacciare i rapporti con il marito e Aysé, l’ex badante del padre, che viaggiano da Trieste alla Turchia sul loro pick-up giallo con un letto particolarmente ingombrante, sembra essere l’asse portante di questa commedia dolceamara che vede nascere un legame profondo tra due donne molto diverse.
La seconda parte invece è un goffo tentativo di trattare tematiche oggi urgenti, come il cambiamento climatico e l’innalzamento del livello dei mari. Elementi che sembrano non c’entrare con la vicenda principale – denunciano un’esigenza del regista di dire la sua riguardo a fatti verso cui non si può restare indifferenti – che portano il film in una dimensione altra, non ben definita.
Il progetto nasce da un soggetto sviluppato nel 2019 a seguito della sollecitazione di Angela Finocchiaro, che aveva già lavorato con Nichetti in Volere Volare (1991). L’idea di rappresentare la realtà del set tramite lo schermo di un cellulare, in maniera così diretta, crea una narrazione discontinua, poco credibile. Sono facilmente intuibili sia l’intento critico sia lo sguardo ironico, ma il film si pone sullo stesso piano di opere analoghe, che trattano tematiche sociali in modo un po’ superficiale.
AmicheMai, che dà finalmente in mano la storia a due grandi interpreti come Angela Finocchiaro e Serra Yilmaz (troppo spesso relegate in ruoli secondari), non sfrutta l’occasione di costruire una simpatica commedia al femminile, perdendosi in una serie di banalità.
Greta Maria Sorani