Il primo lungometraggio di Pilar Palomero ha due punti di forza: realismo e disinvoltura. Un connubio presente tanto nel racconto quanto nello stile, così da rendere Las niñas un film emozionante e in un certo senso nostalgico. Celia, la protagonista, ha undici anni e vive con la giovane madre a Saragozza nei primi anni ’90. La nuova amicizia con Brisa, una ragazza che non accetta la religione come precetto totalizzante, manifesta a Celia una nuova visione della realtà.
La ragazza, infatti, deve trovare il suo posto in un mondo che si rivela molto contraddittorio: da un lato, riceve una rigida educazione cattolica da parte delle suore del collegio; dall’altro, comincia a scoprire il mondo esterno, fatto di libertà e trasgressioni. Questa dicotomia riflette anche le pulsioni interne alla Spagna dell’epoca: la cultura conservatrice che non riesce a liberarsi di alcuni pregiudizi sociali, insieme alla spinta del paese verso la modernità, grazie anche alle Olimpiadi di Barcellona e all’Expo di Siviglia nel ’92. Proprio rispetto alla rappresentazione del periodo storico, è evidente lo studio approfondito e l’attenzione ai dettagli: le videocassette, i programmi televisivi come Mama Chicho, i costumi e soprattutto il formato in 4:3 unito alla scelta di colori prevalentemente caldi; sembra quasi di ritrovare filmati sull’infanzia della Generazione Y, tanto da suscitare un forte afflato nostalgico nei diretti interessati.
L’uso dei primi piani e della camera a mano immergono completamente lo spettatore nella progressiva perdita di innocenza di Celia, negli elementi nei quali ognuno si può riconoscere: giocare a essere grandi facendo finta di fumare, frugare fra i cassetti dei genitori, truccarsi per la prima volta, usare il bianchetto come smalto. La strada verso l’adolescenza passa inevitabilmente anche per il tabù del sesso, tema affrontato in tre snodi fondamentali per la riflessione del film. Innanzitutto, la sessualità emerge dal desiderio di entrare a far parte del gruppo di ragazze più grandi: frequentarle comporta i primi approcci con l’altro sesso, le prime volte in discoteca, i primi giochi alcolici, le prime sigarette di nascosto. In secondo luogo, il tema del sesso è alimentato dalla curiositas delle ragazze, che le porta a scoprire com’è fatto un profilattico o a confrontare lo sviluppo del proprio corpo con quello delle coetanee. Infine, il tema è connaturato al contesto storico del film: sono anni caratterizzati dalla prevenzione contro l’AIDS, che compare costantemente in televisione e nei cartelloni pubblicitari, nonché nelle inquietanti storie che circolano tra le ragazze.
Il risultato è un viaggio tutto al femminile, alla ricerca dalla propria identità; un racconto all’insegna di un realismo nostalgico ma anche un’occasione per riflettere quanto le contraddizioni del mondo circostante influenzino la nostra crescita.
Laura Anania