Brasile, 2007. All’indomani della morte della sua amata prozia Rosa, la giovane Joana, discendente di seconda generazione di una famiglia di immigrati tedeschi, comincia a indagare sul suo passato. In particolare, un aspetto la turba particolarmente: come mai la donna non si è mai voluta sposare? E perché i suoi genitori e i suoi parenti, parlando di lei, si esprimono con parole evasive e superficiali? Aiutata dall’amica e coetanea Carolina, Joana comincerà a scoprire verità inaspettate sulla sua famiglia. Ma anche su sé stessa e sul rapporto con la sua compagna di investigazioni.
Opera seconda della regista Cristiane Oliveira, presentata in concorso alla 36ma edizione del Lovers Film Festival, A primeira morte de Joana si muove su due livelli quasi inscindibili: da un lato, il bildungsroman nel segno di un’educazione sentimentale precoce ma inarrestabile, innescata dalla ricerca della verità sulla prozia defunta; dall’altro, l’atto di accusa contro un Paese, il Brasile, ancora ferocemente patriarcale, dove l’eteronormatività la fa da padrona e le istituzioni più importanti (la Chiesa, la scuola) non fanno assolutamente nulla per rimettere il Paese al passo coi tempi, specie nelle aree limitrofe e più arretrate. Eppure, un simbolo di speranza viene individuato dalle due giovani in un sito dove verranno installate delle pale eoliche, metafora del progresso e del futuro a cui esse sognano di consacrare il loro precoce amore.
Oliveira riesce a catturare tutti i turbamenti della prima età adolescenziale che animano le due protagoniste, servendosi di una regia misurata ma attenta a trasformare quei turbamenti in suggestioni visive e sonore di grande impatto. E seppure il simbolismo si fa a tratti un po’ didascalico (il futuro nelle pale eoliche, il passato simboleggiato dalla zona palustre in cui abitano e giocano le ragazze), resta comunque efficace a mostrare il disagio opprimente e la passione bruciante provati da Joana e Carolina, guardate con odio dai loro stessi genitori, sia madri che padri.
Diretto e recitato con gusto, A primeira morte de Joana si pone sulla falsariga inaugurata lo scorso anno da Promising Young Woman di Emerald Fennell, cioè di film che finalmente iniziano a trattare in modo polemico ma puntuale la lotta al patriarcato e la parità di genere, in modo forse meno aggressivo, in questo caso, rispetto al film di Fennell, ma non per questo meno efficace.
Alessandro Pomati