“RILEY” DI BENJAMIN HOWARD

«Come il ferro affila il ferro, così un uomo ne affila un altro»

Al suo ultimo anno di liceo, il promettente giocatore di football americano Dakota Riley (Jake Holley) sa perfettamente che la mattina la prima cosa che farà sarà andare ad allenarsi. L’obbiettivo dell’anno è arrivare preparato ad una stagione all’insegna di molteplici touch-down e continuare ad impressionare le sei università americane che hanno posato gli occhi su di lui e sul suo talento. Tutto appare perfettamente programmato in una routine accompagnata dalle pressanti aspettative di genitori, amici e compagni di squadra, finché la sua identità queer non inizia ad emergere ponendolo di fronte ad una scelta: negare a se stesso la verità o scendere a patti con chi è realmente.

Riley è un coming of age contemporaneo in cui la crescita e la scoperta di sé sono alla base del racconto di ispirazione autobiografica di Benjamin Howard, regista e sceneggiatore del film. Periodo difficile per molti, indipendentemente dall’identità di genere e dall’orientamento sessuale, l’adolescenza raccontata da Howard è una storia comune, la cui forza risiede proprio nella sua natura universale: tutti siamo in grado di empatizzare con Dakota, perché l’adolescenza è quel periodo complicato in cui tutti iniziamo a capire chi siamo e cosa vorremmo fare nella nostra vita.

Il film esorcizza, mettendola in scena, la confusione e lo smarrimento proprio di chi vede le proprie certezze crollare di fronte a sé. In questo risulta fondamentale l’interpretazione di Jake Holley, che è riuscito a portare sullo schermo la sfuggevolezza e la complessità della psicologia umana con le sue mille sfumature, illustrando il paesaggio emotivo di un giovane uomo mentre impara a capire e amare se stesso, coinvolgendo lo spettatore in sala nel suo dramma emotivo. Le scelte registiche concorrono ad amplificare la partecipazione emotiva del pubblico alla vicenda: a seconda delle fasi della scoperta interiore da parte di Dakota, lo spettatore ha modo di “fare parte” della storia mettendosi nei panni del protagonista, oppure di esserne semplice “spettatore” e di spiare i personaggi da lontano.

Riley, film in concorso nella sezione All The Lovers, non è solamente un film introspettivo reso particolarmente piacevole da brevi momenti comici ed ironici, in cui lo spettatore guarda il giovane con complicità; è anche un film di conquista identitaria: abituato a vivere nell’ombra del padre – «sono sempre stato “il figlio di Carson Riley”» -, la scoperta di essere attratto dai corpi maschili più che da quelli femminili è l’occasione per una riconquista di sé che richiede i propri tempi, un passo alla volta.

Carlotta Pegollo

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