a collaborazione tra Riccardo Bianco, filmmaker e documentarista torinese, e Maurizio Fedele, operatore e montatore di documentari e progetti di fiction, ci regala Nicu.
Ambientato nella città di Chişinău, in Moldavia, il documentario ci mostra alcuni giorni della vita di un ragazzo di diciassette anni, Nicu, che si trascina tra le strade fatiscenti della sua città. Come i due registi hanno voluto sottolineare spesso durante il dibattito di giovedì 10 marzo avvenuto presso la sala “Il Movie”, l’intento dei due filmakers non era la realizzazione di un documentario storico, bensì la visione totalmente soggettiva dei due registi: come essi hanno visto la Moldavia di oggi.
E attraverso gli occhi disincantati e distratti di Nicu, ci viene mostrato un Paese cristallizzato, una sottospecie di terra di mezzo tra il vecchio e il nuovo. È un Paese fuori dal tempo, una regione sospesa in attesa di qualcosa di più, qualcosa di migliore.
Quello che alla fine risulta essere il tema principale del documentario è la disgregazione familiare che tocca molte famiglie moldave. Infatti, Nicu non vive con la sua famiglia, ma in una comunità che lo ha accolto e aiutato nel suo percorso di studi. Nel corso del film si susseguono inquadrature che mostrano Nicu a colloquio con un insegnante che gli chiede quali siano i suoi progetti per il futuro e che cosa abbia intenzione di fare per migliorare. Nicu, proprio come qualsiasi altro teenager, vorrebbe migliorare anche se non fa nulla per farlo: per questo sembra girare a vuoto. Ed è forse proprio per questo che il documentario si chiude con una sequenza enigmatica quanto poetica: Nicu che gira su una giostra. Giri a vuoto che lasciano l’impressione che niente possa cambiare, che tutto sia fermo e stagnante, che non ci sia una via di uscita da questo cerchio stretto e soffocante che fa girare la testa.