All’Università Paris 8, nel distretto 93 di Seine-Saint-Denis, periferia Nord di Parigi, si svolge da ormai sei anni una gara chiamata Eloquentia. Com’è intuibile, si tratta di una competizione di arte oratoria, per la quale i partecipanti, studenti dei sobborghi di Parigi di qualsiasi estrazione sociale, vengono preparati dai più svariati professionisti della parola, come avvocati, attori, insegnanti di teatro, manager. Dopo sei settimane di duro lavoro, i ragazzi dovranno dar prova delle loro abilità davanti a una giuria, che alla fine nominerà “il miglior oratore del 93”.
À voix haute – Speak up! è un documentario di Stéphane De Freitas, regista al suo primo lungometraggio, che ci mostra il dietro le quinte di questo bizzarro torneo, non tanto diverso dalle freestyle battle di rap e dai poetry slam, dalle arringhe degli avvocati e dagli spettacoli teatrali. Fare un discorso è un po’ come combattere una battaglia dove alla fine a trionfare sono le idee. Per i novantanove minuti del film, seguiamo la preparazione dei ragazzi che, con le loro storie, con la loro creatività e spontaneità, sembrano quasi dimenticarsi della macchina da presa e ci fanno emozionare e affezionare.
Il regista portoghese, cresciuto nello stesso distretto di Seine-Saint-Denis, è anche il fondatore del concorso in questione, che secondo le sue parole è stato creato “con lo scopo di insegnare ai giovani provenienti dai sobborghi a padroneggiare l’arte di parlare in pubblico e per aiutarli a credere in se stessi per realizzare i propri sogni”. Un percorso che sta molto a cuore a De Freitas, trovatosi anche lui emarginato e isolato nel momento in cui, diventato un giocatore di basket professionista, dalla periferia si era dovuto trasferire nel centro di Parigi, scontrandosi con una realtà completamente diversa dalla sua.
L’idea che sta dietro a Speak up! è profondamente francese nello spirito: è un po’ come se in ogni parola del film risuonasse il motto rivoluzionario settecentesco “Liberté, Égalité, Fraternité”, divenuto poi il motto nazionale. È l’idea che le parole siano veicolo di libertà, di affermazione della propria personalità nel reciproco rispetto; che siano uno strumento per realizzare i propri sogni.
Diciamocelo: quanto sarebbe bello se in tutte le scuole, in tutte le università, ci fosse qualcosa come Eloquentia; sarebbe importante… Ora però non si vuole dare adito alla solita e facile morale sulla società brutta e cattiva, dimentica del dialogo, ingobbita sulle sue diavolerie tecnologiche; con queste ultime ormai bisogna convivere e non è nemmeno detto che rappresentino questo grande ostacolo al dialogo. Ma il messaggio sembra essere: niente è più forte delle parole, chiare, limpide, che arrivano al cuore tramite la testa (e anche la pancia: respirazione diaframmatica!) Non a caso la seconda parte del titolo francese recita: la force de la parole.
Andate a vedere questo documentario, per sorridere e anche solo per sognare un po’.