Tra i numerosi film degni di nota in questa trentacinquesima edizione del Torino Film Festival, non va dimenticato il restaurato Notte italiana. Uscito nel 1987, ben trent’anni fa, il film segna due importanti esordi: quello di Nanni Moretti alla produzione (è il primo film prodotto dalla Sacher Film) e soprattutto quello del compianto Carlo Mazzacurati alla regia. Mazzacurati, regista attivo dagli anni ’80 fino al 2014, anno della sua morte, è noto soprattutto per aver raccontato i turbamenti del Nord-Est Italiano negli anni a cavallo del nuovo millenio. In questo suo primo film lo vediamo già affrontare quelli che saranno i suoi territori, il nebbioso delta del fiume Po e la sua paludosa campagna.
L’avvocato Otello Morsiani viene assunto per stimare un terreno, ma il compito si rivela tutt’altro che facile. Egli scopre un’intricata matassa di scambi e favori economici che giunge sino all’incidente di un ispettore minerario, morto affogato nel fiume. Quella che era cominciata come una solare commedia termina in un piovoso noir ricco di sorprese.
Guardandolo a trent’anni di distanza non si può non riconoscerne il valore profetico, anche se piuttosto che parlare di una divinazione di Mazzacurati, sarebbe meglio affermare che i problemi che ora affliggono la nostra penisola erano già evidenti sul finire degli anni Ottanta ad un uomo attento all’evolversi della situazione com’era il regista. “Tutti fanno gli inciuci, noi tiriamo avanti la carretta di questo Paese” afferma Checco, corrotto geometra coinvolto nella speculazione edilizia. Le sue parole risuonano incredibilmente attuali, come attuali sono i temi dell’abuso edilizio e dello sfruttamento intensivo dei terreni che arriva a privare la terra del sostegno necessario.
Presentato al Festival domenica 26 Novembre da Marco Messeri, l’attore protagonista, e dai produttori Nanni Moretti e Angelo Barbagallo, il film è un’occasione per riscoprire il lavoro di uno dei più lungimiranti autori italiani degli anni Duemila.